Brexit, il sindaco di Londra Boris Johnson gela Cameron: "Voterò per l'uscita dall'Ue"
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L'esponente dei Tory non raccoglie l'invito del primo ministro a sostenere la permanenza tra i 28 del Regno Unito. Si smarca anche il ministro del Lavoro
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Il sindaco di Londra, Boris Johnson, ha annunciato che voterà a favore dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea al referendum del 23 giugno. "C'è il pericolo reale di perdita di controllo democratico e sovranità da parte del Regno Unito", ha detto l'esponente conservatore. La sua posizione viene ufficializzata poche ore dopo la richiesta del primo ministro, David Cameron, di schierarsi contro la Brexit.
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In una intervista alla Bbc, il premier aveva infatti lanciato un appello-monito al compagno di partito Johnson chiedendogli di non "andare a braccetto" col leader dell'Ukip, Nigel Farage, e con il politico radicale George Galloway. E aveva elencato i rischi di una Brexit: "Avreste il potere di aiutare le aziende ed essere sicuri che non siano discriminate in Europa? La risposta è no. Potreste insistere che l'Europa condivida con noi le informazioni sulle loro frontiere per essere sicuri di sapere che cosa terroristi e criminali stanno facendo in Europa? No". E ancora: "Ci sarebbe l'illusione della sovranità, ma Londra non avrebbe il potere, il controllo".
Cameron ha inoltre sottolineato che il referendum del 23 giugno sarà la "decisione finale" per i britannici sull'Europa e non ci sarà un secondo negoziato con Bruxelles. Non ci sarà nessun secondo referendum sulla permanenza del Regno Unito in Ue. "Tristemente ho saputo di diverse coppie che hanno avviato procedure di divorzio ma non ho saputo di nessuno che abbia avviato procedure di divorzio per rinnovare le promesse di matrimonio", ha detto Cameron riferendosi al rapporto fra Londra e l'Ue.
Tensione anche nel governo - Proprio il tema terrorismo ha convinto un membro del governo di Cameron a smarcarsi dal primo ministro. Si tratta del titolare del dicastero del Lavoro, Iain Duncan Smith: "Se la Gran Bretagna resta all'interno dell'Ue aumenteranno per il Paese i rischi di un attacco terroristico in stile Parigi".
La posizione di Johnson - Quanto a Johnson, la sua presa di posizione è netta e non sembra lasci spazio a ripensamenti: "C'è troppo attivismo giudiziario, troppe leggi che arrivano dall'Ue - ha dichiarato il primo cittadino e deputato Tory -. La mia scelta è stata disperatamente difficile e l'ultima cosa che volevo era andare contro Cameron e il governo".
Quando l'Europa costa il posto al primo ministro - E c'è già chi parla di "coltellata alla schiena" e vede Johnson intento a preparare le valigie. Non per lasciare i Tories, bensì per approdare al numero 10 di Downing Street, la residenza londinese del primo ministro britannico. E non sarebbe il primo cambio della guardia causato dalle polemiche sull'Europa. L'era di Margaret Thatcher si concluse nel 1990, dopo 11 anni, proprio a causa dei contrasti interni al partito Conservatore sulla creazione dell'Unione europea e l'adesione della Gran Bretagna. All'epoca, però, Downing Street scelse la linea dell'ostilità verso Bruxelles. E la Lady di Ferro uscì di scena.
Brexit, Moody's: "Costi maggiori di benefici" - I costi di una eventuale Brexit superano i suoi benefici. E' quanto ritiene l'agenzia di rating americana Moody's, secondo cui in caso di uscita della Gran Bretagna dall'Ue ne risentirebbero la forte affidabilità creditizia del Paese, le esportazioni, gli investimenti, e le autorità del Regno si troverebbero impegnate in un difficile negoziato per stabilire le nuove relazioni commerciali con l'Europa.