Un'inchiesta condotta dall'università di Edimburgo punta il dito contro 419 account gestiti da presunti troll russi
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Secondo un'inchiesta condotta dall'università di Edimburgo, 419 account Twitter gestiti da presunti troll russi, sospettati di contatti con il Cremlino, avrebbero influenzato il risultato del referendum sulla Brexit. Lo riportano il "Guardian" e il "Times". Dai 419 profili, che fanno parte della lista dei 2.700 tirati in ballo dagli Usa per il Russiagate, negli ultimi giorni di campagna referendaria sono partiti circa 45mila messaggi.
Sospetti di intromissioni russe nel referendum sulla Brexit erano già stati sollevati più volte da sostenitori della campagna per il "Remain".
Londra aveva però negato, anche con l'intervento ai Comuni del ministro degli Esteri Boris Johnson, che ci fossero elementi per pensare a un qualunque sovvertimento dei risultato. E la stessa premier Theresa May, nel suo recente attacco al presidente russo Vladimir Putin, accusato dalla premier di interferenze nei processi democratici ed elettorali di Paesi occidentali, non aveva fatto alcun riferimento esplicito alla Brexit.
La "fabbrica di troll" - Secondo il Guardian, i 419 account finiti sotto la lente sono legati alla Internet Research Agency (Ira), con sede a San Pietroburgo, indicata da alcuni media come una "fabbrica di troll". Le rivelazioni hanno scatenato la reazione sia dei conservatori sia dei laburisti.
Il deputato Tory Damian Collins, presidente della Commissione Media ai Comuni, impegnata in una inchiesta sulle "fake news", ha affermato che l'agenzia russa vuole "dividere la società e destabilizzare la politica nazionale". Il numero due del Labour, Tom Watson, ha invece lanciato un appello alla May affinché agisca contro "gli agenti dello Stato russo che utilizzano le loro piattaforme per diffondere disinformazione e falsità".