IL PROGRAMMA DI SCAMBIO TRA STUDENTI EUROPEI

Brexit, resta in forse il destino dell'Erasmus

Il Parlamento britannico ha bocciato infatti un emendamento che avrebbe garantito il rinnovo automatico del programma di scambio tra studenti che diviene così uno dei dossier da affrontare nei futuri negoziati con la Ue

09 Gen 2020 - 20:36
 © da-video

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Arrivederci Erasmus. Nelle ore in cui è arrivato il via libera definitivo alla Brexit, il Parlamento britannico ha bocciato un emendamento che avrebbe garantito il rinnovo automatico dello storico programma di scambio tra studenti europei dopo l'uscita dall'Unione europea. Non è però un addio, si è affrettato a precisare il governo di Londra. Il dossier Erasmus finirà infatti nel calderone tra quelli da affrontare nei futuri negoziati con Bruxelles.

Il voto ai Comuni era atteso ed in linea con la promessa del premier Boris Johnson di mettere fine alla libertà di movimento dopo la Brexit. E tuttavia ha suscitato reazioni di protesta da entrambi i lati della Manica. Scatenando l'indignazione soprattutto di chi l'Erasmus l'ha vissuto e lo ricorda a distanza di anni come l'esperienza più formativa della propria vita.

Lo scorso marzo, in prossimità della prima scadenza della Brexit e per fronteggiare un eventuale no-deal, il Consiglio europeo aveva adottato un pacchetto di misure d'emergenza che garantivano agli studenti Erasmus di concludere il loro percorso. Ma solo fino alla fine del 2020. Nessuno sa cosa accadrà alla scadenza del periodo di transizione.

Londra: "Impegno a mantenere i rapporti accademici" Il governo britannico, prima per bocca del sottosegretario all'Istruzione Chris Skidmore, poi con un comunicato ufficiale, ha provato a placare gli animi. "C'è l'impegno a mantenere i rapporti accademici con l'Ue anche attraverso l'Erasmus+ (come il programma di scambi si chiama da qualche anno, ndr). Vogliamo assicurarci che gli studenti britannici e quelli europei possano continuare a beneficiare dei rispettivi sistemi educativi", è scritto nella nota dove tuttavia si precisa "se sarà nei nostri interessi farlo".

Al programma partecipano anche Paesi non membri dell'Unione europea come Norvegia, Serbia e Turchia, oltre a Paesi partner che prendono parte solo ad alcune attività come Albania, Egitto, Israele, Russia. Ma non potendo usufruire dei fondi comunitari, i Paesi che decidono di aderire devono stanziare finanziamenti di tasca propria. Sarà "nell'interesse" del Regno Unito farlo? Da Bruxelles al momento non è arrivato ancora alcun commento.

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