SOPRAVVIVE ALLA RIBELLIONE INTERNA

Brexit, Theresa May ce la fa: non passa la sfiducia, resta leader dei Tory

La premier britannica: "Vado avanti per attuare una Brexit che funzioni per tutti". A suo favore hanno votato 200 deputati su 317

12 Dic 2018 - 23:20
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Theresa May si salva dalla ribellione interna. La premier inglese, infatti, si è vista confermare la fiducia come leader Tory da 200 deputati su 317: uno in più dei 199 con cui conquistò la guida del partito nel 2016 dopo le dimissioni di David Cameron. La May vince così la sfida nel partito che minacciava di schiantarla nel pieno dell'arrampicata sugli specchi dell'ultimo sforzo negoziale sulla Brexit.

Theresa May ha commentato la bocciatura ribadendo l'impegno a condurre in porto "una Brexit che funzioni per tutti". La premier si è impegnata ad "ascoltare" anche la voce dei deputati che hanno votato contro di lei e di coloro che hanno espresso timori per il backstop sull'Irlanda del Nord nell'accordo di divorzio dall'Ue raggiunto con Bruxelles. Un punto sul quale ha ribadito di voler chiedere al Consiglio Europeo di domani ulteriori garanzie "legali".

La rottura nel suo partito - Se fosse passata, la mozione non avrebbe fatto precipitare nel caos solo l'iter di uscita del Regno dall'Ue, ma un Paese intero. A tramare l'agguato era stata l'ala dei brexiteers ultrà - guidata dal rampante Jacob Rees-Mogg e dietro le quinte da Boris Johnson -, capace dopo mesi di manovre, minacce e preannunci di mettere infine insieme le 48 lettere necessarie di deputati favorevoli sfiducia, pari al quorum richiesto del 15% del gruppo parlamentare. La stessa ala che ora chiede comunque alla premier di valutare le dimissioni, visti i numeri significativi del dissenso interno. "Se hai un terzo del tuo partito contro di te e 150 di coloro che ti hanno dato la fiducia sono a libro paga" del governo come ministri, sottosegretari o altro, come credi di poter andare avanti?", si è chiesto polemicamente Peter Bone.

Restano i 117 deputati ostili - Il voto segreto, affidato al giudizio senza appello dei 317 membri Tories titolari oggi d'un seggio alla Camera dei Comuni (May compresa) non ha tuttavia permesso ai falchi Tory di avvicinarsi al 50% più uno degli aventi diritto, ossia a quota 159. Al contrario è stata la May a incassare la conferma del sostegno di 200 colleghi, uno in più dei 199 che nel 2016 la portarono a succedere a David Cameron. Per quanto non vada sottovalutato il numero dei deputati ostili, ben 117: una spina del fianco che non smetterà facilmente di pungere, come avverte stasera stessa Rees-Mogg, evocando senza giri di parole un risultato "terribile per il primo ministro".

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