Il presidente del Consiglio europeo sulla lettera inviata dal neopremier britannico: "Non fornisce una soluzione operativa legale per evitare il ritorno di un confine rigido sull'isola d'Irlanda"
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"Il backstop sta a garanzia del fatto che una frontiera fisica sarà evitata sull'isola d'Irlanda". Così il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, risponde al neopremier britannico, Boris Johnson, che aveva chiesto un accordo sulla Brexit senza backstop. "Chi è contro il backstop e non propone alternative realistiche - sottolinea Tusk - nei fatti sostiene la reintroduzione di una frontiera. Anche se non lo ammette".
La lettera di Johnson a Tusk - "Impraticabile, antidemocratico e incompatibile con la sovranità britannica". Così ha definito la clausola del "backstop" irlandese il premier britannico Johnson nella lettera inviata a Tusk. Se venisse rimossa, ha però aggiunto il primo ministro, l'accordo verrebbe facilmente approvato dal Parlamento britannico entro il 31 ottobre, data oltre la quale in assenza di ulteriori rinvii o intese vi sarà una Brexit "no deal".
Il "backstop" - che costituisce una "soluzione di default" che supplirebbe alla possibile mancanza di un accordo doganale definitivo ad hoc, da negoziare dopo la Brexit - vincolerebbe Londra alle norme commerciali europee senza alcuna possibilità di rinuncia unilaterale, il che per gli "hard Brexiters" costituisce un anatema tale da preferirgli un'uscita senza accordo.
Johnson ha chiesto delle "soluzioni flessibili e creative" e degli "accomodamenti alternativi" basati sulla tecnologia per evitare la necessità di una frontiera, e di sostituire il backstop con un impegno ad implementare queste soluzioni entro la fine del periodo di transizione (al momento, nel maggio del 2020); qualora non fosse possibile, Londra sarebbe pronta a "guardare in modo costruttivo e flessibile a quali impegni potrebbero essere di utilità".