Dopo dieci anni

Camorra, svelata la verità sull'omicidio di Salvatore Esposito: fu sciolto nell'acido perché aveva una relazione con la moglie di un affiliato detenuto

La vicenda è stata ricostruita a distanza di dieci anni. Per il delitto, avvenuto il 27 settembre 2013, sono stati effettuati tre arresti

17 Mag 2023 - 13:25
 © Ansa

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Un omicidio di camorra è stato risolto dopo 10 anni. Salvatore Esposito, detto Totoriello, dopo essere stato attirato in una trappola, fu ucciso e sciolto nell'acido il 27 settembre 2013, nella zona delle cave di Chiaiano (Napoli). L'uomo aveva allacciato una relazione sentimentale con la moglie di un affiliato detenuto, Giovanni Licciardi, figlio del capoclan Gennaro (soprannominato "la scimmia"). A ricostruire tutta la vicenda sono stati i carabinieri del Ros di Napoli, insieme con i pm antimafia Loreto, Serio e Carrano (coordinati dal facente funzioni di procuratore Rosa Volpe).

I fatti

 Salvatore Esposito venne attirato a casa di uno dei tre assassini arrestati dai carabinieri: si accorse che gli stava per succedere qualcosa di terribile, iniziò anche a sudare abbondantemente (e per questo motivo venne preso in giro dai suoi aguzzini) ma non riuscì a salvarsi. Con la scusa di andare a trovare il marito di Maria Licciardi (sorella del boss Gennaro), che stava trascorrendo la latitanza a Marano di Napoli, il commando omicida deviò il percorso per recarsi nella zona delle cave di Chiaiano, una zona impervia e isolata, dove venne consumato l'assassinio a colpi di pistola e la distruzione del cadavere. Una mossa studiata per non insospettire la vittima visto che Chiaiano è sulla strada per Marano. Il corpo di Esposito non è mai stato ritrovato.

Arrestati i mandanti

 Per l'omicidio sono stati arrestati tre affiliati al clan Licciardi - Paolo Abbatiello, Gianfranco Leva e Raffaele Prota - a cui viene contestato, insieme con Giuseppe Simioli, il ruolo di mandanti. A uccidere materialmente Esposito e a distruggerne il cadavere, secondo gli investigatori, invece, furono Carlo Nappi, Crescenzo Polverino, Giuseppe Ruggiero e Alessandro De Luca. Tutti sono in carcere ma per un altro omicidio.

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