Secondo la Commissione europea, l'ordine costituzionale della Spagna deve essere rispettato
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L’Unione Europea dice no al referendum indipendentista in Catalogna. "Rispettiamo l’ordine costituzionale della Spagna come avviene con ogni Costituzione degli Stati membri", ha detto la portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas. Una posizione duramente contestata dal rappresentante catalano a Bruxelles, Amadeu Altafaj, che ha definito "un punto di non ritorno" l’arresto di 14 funzionari della Generalitat, sette dei quali sono stati rilasciati.
Il no di Bruxelles - La presa di posizione di Bruxelles segue di poche ore la manifestazione indipendentista a Barcellona, dove 40mila persone sono scese in piazza per protestare contro le misure repressive del governo di Madrid. A suscitare l’indignazione della folla sono stati, in particolare, il sequestro delle schede per il referendum del 1 ottobre e l’arresto di una decina di funzionari catalani. Nonostante gli scontri tra Guardia Civil e autonomisti, quindi, l’Ue appoggia la linea del governo centrale. "Questi affari vanno trattati nel contesto dell’ordine costituzionale di ogni Stato membro", ha ribadito il portavoce di Bruxelles, Margaritis Schinas.
La Catalogna protesta - L’endorsment a Madrid non ha lasciato indifferente il rappresentante della Catalogna presso l’Unione Europea, Amadeu Altafaj, secondo cui "non è accettabile" che la Commissione si occupi così poco della crisi politica in Spagna, mentre dovrebbe promuovere il "dialogo" tra le parti in conflitto. La Commissione dovrebbe avere "un minimo di rispetto per le autorità catalane", ha detto. "Quanto accaduto ieri segna un punto di non ritorno".
Parigi contro Barcellona - Anche la Francia si schiera contro il progetto secessionista. "In un momento in cui lo spirito di unità e solidarietà devono più che mai guidarci nel rilancio del progetto europeo – ha rimarcato il portavoce del ministero degli Esteri - le autorità francesi ricordano il loro legame a una Spagna forte e unita". Si tratta comunque, prosegue il funzionario, di una "questione interna" alla Spagna nella quale Parigi "non è tenuta ad immischiarsi".
La Spagna offre nuovi finanziamenti - Intanto proseguono le iniziative di Madrid per bloccare la consultazione popolare. Secondo il quotidiano economico Financial Times, che cita dichiarazioni rilasciate in un'intervista dal ministro dell’economia spagnolo, Luis de Guindos, il governo centrale sarebbe disposto a concedere più soldi alla Catalogna in cambio dello stop al referendum. "Dialogheremo quando le autorità catalane abbandoneranno il programma indipendentista", ha sottolineato. "La Catalogna gode già di un’autonomia molto ampia, ma potremmo parlare di una riforma del sistema di finanziamento" della regione.
On line i seggi elettorali - Nonostante gli sforzi dell’esecutivo spagnolo, che ha definito "illegale" l’iniziativa referendaria, gli appelli all’unità nazionale sembrano cadere nel vuoto. Il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha annunciato su Twitter l’attivazione del sito web che mostra agli elettori dove sarà possibile votare. Chi intende partecipare alla consultazione del 1 ottobre può sin da ora, fornendo carta d’identità, data di nascita e codice di avviamento postale, conoscere dove verranno allestiti i seggi elettorali.