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Mentre Cecilia Sala resta detenuta in Iran, il procuratore generale di Milano ha trasmesso alla Corte di appello il suo "parere negativo" sulla richiesta dei domiciliari per Mohammed Adebini, l'iraniano arrestato a Malpensa su richiesta degli Usa. E' quanto si legge in una nota della Procura generale, secondo la quale "le circostanze" esposte nella domanda, in particolare la messa a disposizione "di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell'Iran", oltre a "divieto di espatrio e obbligo di firma", non sarebbero "una idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano, di cui gli Usa hanno chiesto l'estradizione". L'udienza nella quale i giudici della Corte d'Appello
decideranno se accogliere o meno la richiesta presentata dal difensore Alfredo De Francesco sarà fissata non prima del prossimo 14 gennaio.
Nel testo rilasciato dalla Procura di Milano si legge che "si ritiene che le circostanze rappresentate nella richiesta, in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell'Iran unitamente a eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma non costituiscano una idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l'estradizione". In merito alle accuse mosse dagli Stati Uniti, i giudici di Milano, si riservano "una approfondita e completa valutazione degli atti che verranno trasmessi alle autorità" statunitensi.
L'ambasciata iraniana a Roma, in seguito alla convocazione alla Farnesina dell'ambasciatore Mohammed Reza Sabouri in relazione all'arresto in Iran della giornalista Cecilia Sala, ha detto che Teheran s'attende che venga accelerata "la liberazione del cittadino iraniano detenuto, vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno". "Nell'amichevole colloqui col ministero degli Esteri si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse, e sulla detenzione di Cecilia Sala", ha scritto su X l'ambasciata iraniana, mettendo in relazione le due vicende. "L'ambasciatore del nostro Paese - ha continuato la sede diplomatica iraniana - ha annunciato in questo incontro che sin dai primi momenti dell'arresto della signora Sala, secondo l'approccio islamico e sulla base di considerazioni umanitarie si è garantito l'accesso consolare all'ambasciata italiana a Teheran, sono state inoltre fornite alla signora Sala tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari e ci si aspetta dal governo italiano, che reciprocamente oltre ad accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto, vengano fornite le necessarie agevolazioni assistenziali di cui ha bisogno".
"Mohammad Abedini Najafabadi è un soggetto pericolo e deve rimanere in carcere". Lo scrivono gli inquirenti del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ai giudici della quinta sezione penale della corte d'Appello di Milano che la prossima settimana dovranno decidere sull'arresto del cittadino iraniano. Gli Stati Uniti hanno chiesto all'autorità giudiziaria italiana l'estradizione di Abedini, accusato di cospirazione in quanto avrebbe esportato dagli Stati Uniti all'Iran alcuni componenti elettronici violando così le leggi americane che regolano le esportazioni e aggirando le sanzioni internazionali che pesano sull'Iran.
Dopo essere stato tradotto in tre diversi penitenziari, la procura di Milano ha aperto un fascicolo senza indagati e ipotesi di reato per verificare e chiarire le modalità con cui la polizia di frontiera di Malpensa e della sezione antiterrorismo della Digos della questura di Milano ha eseguito l'arresto. Per l'accusa di aver passato informazioni strategiche ai Pasdaran, ad Abedini sono stati sequestrati anche i cellulari e i dispositivi informatici in suo possesso. Raggiunto telefonicamente dall'agenzia LaPresse, l'avvocato difensore di Abedini, Alfredo de Francesco, ha spiegato che la richiesta di attenuazione della misura riguardava il pericolo di fuga. Per i reati di cui è accusato Abedini, non è prevista la pena di morte negli Stati Uniti.