la sentenza definitiva

Corte europea dei diritti umani: "L'Italia pone a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi"

Entro due anni lo Stato dovrà prendere misure adeguate a tutela della salute dei cittadini dell'area a cavallo tra le province di Napoli e Caserta

30 Gen 2025 - 20:47

"Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi", l'area campana coinvolta nei decenni scorsi nell'interramento di rifiuti tossici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia che, pur riconoscendo la situazione, non ha preso le dovute misure. La Cedu ha stabilito che l'Italia "deve introdurre, senza indugio, misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell'inquinamento in questione". La sentenza è definitiva.

"Entro due anni l'Italia dovrà prendere misure adeguate"

 Dalla sentenza emerge che entro due anni lo Stato italiano dovrà introdurre misure a garanzia della tutela della salute dei cittadini dell'area a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. La Corte europea si è pronunciata sul ricorso istruito dall'avvocato Valentina Centonze e presentato da 66 cittadini e cinque associazioni del territorio. Nel documento sono citati anche i dati scientifici secondo cui è stato registrato un aumento dei tassi di cancro e dell'inquinamento delle falde acquifere della Terra dei Fuochi.

"Rischio per la vita grave e imminente" nella Terra dei Fuochi

 La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita "sufficientemente grave, reale e accertabile", che può essere qualificato come "imminente". I giudici hanno inoltre ritenuto che "non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell'affrontare la situazione della Terra dei Fuochi". E hanno evidenziato che i progressi nel valutare l'impatto dell'inquinamento sono stati lenti, quando invece occorreva celerità. Secondo la Corte, lo Stato "non è stato in grado di dimostrare di aver preso tutte azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti" nell'area della Terra dei Fuochi. "Data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato", ha scritto la Cedu.

La denuncia e la sentenza sulla Terra dei Fuochi

 La sentenza odierna concerne i ricorsi di 41 individui e cinque associazioni. La Cedu ha deciso di accettare in parte le obiezioni del governo e ha rigettato i ricorsi delle associazioni e di numerosi individui. I giudici ritengono che le associazioni non siano "direttamente interessate" da presunte violazioni derivanti da un pericolo per la salute dovuto all'esposizione al fenomeno dell'inquinamento, e che mancano della legittimazione ad agire per conto dei loro membri. Per quanto attiene invece agli individui, per alcuni non ci sono prove sufficienti che loro i parenti vivessero in aree interessate dal fenomeno dell'inquinamento.

Don Patriciello: "Quante calunnie subite"

 "Quante calunnie abbiamo dovuto subire, quante minacce, quante derisioni, quante offese, quante illazioni. I negazionisti, ignavi, collusi, corrotti, ci infangavano. Siamo andati avanti, convinti. Vedevamo con i nostri occhi lo scempio delle nostre terre e delle nostre vite", ha commentato don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano (Napoli).

L'avvocato Centonze: "La sentenza della Cedu è di portata storica"

 Secondo l'avvocato Valentina Centonze, che ha istruito il caso, quella della Cedu è "una sentenza di portata storica. Non solo perché accerta la violazione del diritto alla vita, e dunque che ci sono state delle attività omissive da parte dello Stato italiano che non ha saputo fornire adeguate tutele ai cittadini, ma anche perché sono state date delle prescrizioni allo Stato italiano. La Corte è scesa nel merito e ha individuato le attività che lo Stato dovrà approntare per garantire la tutela dei cittadini".

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