Aveva aderito ai movimenti fondamentalisti egiziani, fino a trasferirsi in Afghanistan dove conobbe Osama bin Laden
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Una "carriera" nelle organizzazioni terroristiche islamiche durata oltre 40 anni quella di Ayman Al Zawahiri, finita con l' attacco di un drone della Cia a Kabul. Al Zawahiri, 71 anni, era il braccio destro di Osama bin Laden ed il numero due di Al Qaeda quando furono condotti gli attacchi dell'11 settembre 2001 nei quali, si dice, ebbe un ruolo centrale. Egiziano, laureato in medicina e membro di una famiglia molto in vista, era nipote di Rabia Al Zawahiri, l'importante imam dell’università Al Azhar de Il Cairo. Si trasferì al confine con Afghanistan dove conobbe Osama bin Laden.
Aveva aderito ai movimenti fondamentalisti egiziani ed era stato arrestato per il coinvolgimento nell'attentato al presidente egiziano Anwar Sadat nel 1981.
Attentati all'ambasciata Usa - Dopo tre anni di carcere aveva lasciato l'Egitto e si era trasferito al confine con Afghanistan dove, da medico, si era unito alla causa dei mujahadin curando i feriti della guerra contro l'Unione Sovietica. Qui conobbe Osama bin Laden e si unì ad Al Qaeda collaborando agli attentati all'ambasciata Usa in Kenya ed in Tanzania e all'attacco del cacciatorpediniere Usa Cole in Yemen. Fino alla pianificazione degli attacchi dell'11 settembre 2001.
Era già scampato vent'anni fa a un primo attacco degli Usa al suo rifugio a Tora Bora nel corso del quale morirono sua moglie e alcuni suoi figli. Dopo l'attacco dei Navy Seals americani che portò 11 anni fa all'uccisione di bin Laden, Al Zawahiri assunse la guida dell'organizzazione terroristica. Aveva una taglia di 25 milioni di dollari sulla sua testa, e fino all'uscita delle truppe occidentali si è tenuto ben lontano da Kabul dove ha trovato la morte nel quartiere residenziale di Sherpur.