Il viceministro della Comunicazione e presidente di China Media Group Shen Haixiong parla a Tgcom24 e il video, postato agli iscritti del Partito, viene visto da 80 milioni di persone
Le sfide dei new media, il rallentamento dell'economia cinese che spaventa il mondo intero, i complessi rapporti con gli Stati Uniti e la Nuova Via della Seta che passa dall'Italia. Ecco i nodi affrontati da Tgcom24 nella lunga intervistata con il viceministro della Comunicazione di Pechino, che avverte il nostro Paese: "Attenzione a non farvi superare da Berlino".
Ministro Shen, come descriverebbe la comunicazione in Cina: televisione, radio, web, giornali. Il pubblico è sempre più diverso, più diversificato, nel mondo e anche in Cina. A suo avviso, in che modo i media possono soddisfare meglio la richiesta di informazioni a livello sociale, culturale, economico, industriale, urbano e anche agricolo, in Cina molto importante?
Con i nuovi media e le nuove tecnologie, anche i media tradizionali cinesi stanno affrontando enormi sfide che vengono rappresentate soprattutto da quelle tecnologiche. Attualmente, molte aziende Internet non raccolgono notizie e informazioni, ma sono molti forti nel pubblicarle. Quindi molti media tradizionali, tra cui tv, radio e giornali, stanno affrontando delle sfide, con l'indebolimento dell'influenza e il calo dei profitti. Quindi, di fronte a tali sfide, il China Media Group, che raccoglie TV, radio e i nuovi media, seguendo le indicazioni del presidente Xi Jinping sullo sviluppo della fusione mediatica, ha lanciato la strategia della fusione fra il 5G, il 4k/8k e l'intelligenza artificiale. Il concetto è la trasformazione delle TV e radio tradizionali attraverso i nuovi media e le nuove tecnologie, quindi la trasformazione di tutta la filiera produttiva mediatica. Nell'arco di un anno, abbiamo ottenuto i primi benefici. La nostra influenza nel settore di nuovi media ha realizzato un ampliamento su vasta scala. Prendiamo ad esempio la copertura delle celebrazioni del 70° anniversario della fondazione della Nuova Cina, grazie all’applicazione di un gran numero di tecnologie del settore di nuovi media, abbiamo conquistato un grosso successo e sulle varie piattaforme, i nostri reportage hanno attirato oltre 3,3 miliardi di click, una cifra incredibile. Per quanto riguarda i nostri spettatori televisivi tradizionali, abbiamo deciso di presentare contenuti di eccellenza, il che ha permesso il rallentamento della riduzione del numero dei nostri utenti. Abbiamo promosso energicamente il miglioramento e l’upgrading dei nostri programmi, presentando quest'anno oltre 200 programmi aggiornati e migliorati. Nel frattempo, abbiamo realizzato anche la fusione tecnologica dei canali televisivi e frequenze radiofoniche tradizionali con i terminali dei nuovi media: i buoni programmi presentati sulle piattaforme cellulari possono essere trasmessi sui canali televisivi in modo molto veloce e conveniente mentre anche i buoni programmi televisivi possono essere visti su cellulare. Tutto questo approccio tecnologico è diventato realizzabile grazie al sostegno di alcune aziende di Internet. Quindi, il China Media Group non è più soltanto un emittente televisivo e radiofonico. Stiamo realizzando la splendida trasformazione in un organismo di nuovi media di prima classe internazionale che si occupa della produzione e presentazione di contenuti auodiovisivi originali.
Un nuovo modello di media. La Cina però è un paese immenso, in costante evoluzione. E il China Media Group, il vostro colosso mediatico, come riesce a svolgere bene il suo ruolo sia all'interno, nella comunicazione della Cina ai cinesi, sia all'esterno, comunicare la Cina al mondo?
Come mezzo di comunicazione statale, il China Media Group rappresenta la voce del Partito e del governo. Siamo quindi consapevoli dell’importanza del nostro lavoro. Prima di tutto, come dicevo, in questa fase che ci porterà di diventare new media, l’influenza del China Media Group è andata costantemente rafforzandosi. Ci accorgiamo che, al contempo, dobbiamo anche accrescere la nostra credibilità e reputazione. Credo che tutti i nostri reportage siano importanti. Ogni programma, ogni parola dei nostri conduttori deve corrispondere ai fatti e rispettare la realtà. In secondo luogo, tenendo conto della situazione attuale della Cina, occorre risolvere efficacemente i problemi, anziché aggravarli. Per esempio, c'è un programma che si chiama Jiaodianfangtan, ha una sua funzione di supervisore sociale. Adesso, anche la percentuale di puntate dedicate ai problemi sociali sta aumentando. La società cinese sta attraversando una fase di trasformazione. Come diceva, la Cina è un Paese grande. Pertanto, esistono sicuramente contraddizioni in seno alla società. Ora, il programma Jiaodianfangtan svolgerà la sua funzione di supervisore sociale, smascherando alcuni problemi e denunciandoli, ma in modo costruttivo, con l’obiettivo di sollecitare i comitati e i governi locali affinché risolvano i problemi. Posso dire, con grande gioia, che ogni problema individuato da Jiaodianfangtan quest'anno ha ottenuto la risposta dei comitati e dei governi locali ed è stato risolto efficacemente. Abbiamo svelato un caso di inquinamento in una contea di una provincia al centro della Cina. Sono stati puniti 20 funzionari e il governo locale ha risolto il problema alla radice. Ritengo quindi che sia responsabilità del China Media Group promuovere la risoluzione dei problemi sulla base di quella che è la posizione del popolo. Prestiamo attenzione a ciò che sta maggiormente a cuore al Partito e al popolo. In Cina, la posizione del Partito coincide con quella del popolo. Il Partito Comunista Cinese e il governo cinese lavorano a ciò che sta a cuore al popolo. Tuttavia, in questo processo, alcuni funzionari locali violano i regolamenti e le leggi. Ed è per questo che svolgiamo il nostro ruolo di supervisori sociali, affrontando e smascherando i problemi, senza nasconderli. È possibile che alcuni media stranieri non sappiano bene come funziona il China Media Group. In realtà, la supervisione da parte dell’opinione pubblica rappresenta una fetta importante dei nostri reportage.
Parliamo di economia. Allora: si registra al livello internazionale un rallentamento dell’economia cinese. Questo preoccupa il mondo, perché se rallenta la Cina, rallenta anche il resto del mondo. Lei può confermare che c'è questo rallentamento dell’economia? Lo registrano anche i media cinesi?
Qualche giorno fa, ho preso parte alla Conferenza centrale sui lavori economici, nel corso della quale è stato riepilogato il lavoro svolto quest’anno in campo economico ed è stata delineata la politica economica per il 2020. Anche Lei avrà letto notizie sull’argomento. Personalmente ritengo che l’economia cinese offra uno scenario positivo al mondo. La crescita del PIL cinese dovrebbe attestarsi quest’anno a circa il 6,1%, mentre il PIL degli Stati Uniti dovrebbe registrare una crescita di circa il 2,4%. Quanto a Giappone, BRICS e UE, la crescita dovrebbe essere rispettivamente di circa lo 0,9%, l’1% e ancora l’1%. Nei primi tre trimestri di quest’anno, in India la crescita ha registrato un calo costante e secondo le previsioni nell’ultimo semestre si attesterà al 4,5%. Analizzando la situazione delle principali economie del mondo, ci accorgiamo che la crescita economica della Cina al 6,1% equivale, in valore assoluto, alla produzione nazionale annuale di Paesi come la Polonia o la Svizzera. Possiamo comprendere quindi quanto lo sviluppo economico della Cina sia vertiginoso. Nel 2019 il PIL cinese dovrebbe raggiungere quasi 9 mila euro pro capite. Deng Xiaoping diceva che, con un reddito pro capite pari a 800 dollari, la società cinese avrebbe raggiunto lo stato d’agiatezza. Oggi siamo arrivati a 9 mila euro. Per un Paese così grande come la Cina, questa cifra ha un significato assai profondo.
Parliamo adesso della sfida con gli USA. C’è stato un importante passo avanti proprio nelle scorse ore sulla questione dei dazi, un primo accordo, un primo passo è stato fatto. Ma, volevo chiederle questo Ministro, è una sfida solo economica o è una sfida in prospettiva di governance del mondo intero? Chi guiderà il mondo?
Cina e Usa sono come due elefanti, se si facessero guerra, tutta la foresta sarebbe scossa. Come afferma il presidente Xi, la Cina cerca sempre la pace, per questo ha avanzato il concetto della comunità umana dal futuro condiviso per affrontare le questioni comuni tra cui i cambiamenti climatici, la governance dell’ordine economico internazionale e la riduzione della povertà nei Paesi meno sviluppati. Siamo contenti di questo primo accordo commerciale tra Cina e USA. Praticamente quest’anno l’export cinese potrebbe realizzare il primo aumento drastico, secondo il presidente Xi, la Cina già vanta un mercato enorme della domanda interna. Personalmente credo che l’economia cinese sia molto complementare con le altre economie: la Cina non ha sofferto impatti importanti con le frizioni commerciali con gli USA. In ogni caso, credo che alcuni politici ed economisti americani stiano ritornando alla razionalità. Gli USA hanno esagerato l’influenza della Cina sulla loro economia. Per affrontare le variazioni economiche internazionali, il governo cinese ha proposto tre ricette: sgravi fiscali, decentramento amministrativo e innovazione. La Cina ha ancora tante cose da imparare dagli USA, ma deve avvenire in entrambe le direzioni, solo così si può realizzare un vantaggio per entrambi.
Parliamo dei rapporti con l’Italia, la Nuova Via della seta. Notiamo dei rallentamenti e ci sono anche, credo, interferenze esterne per rallentare questo rapporto che si va creando tra Italia e Cina. Ecco, cosa suggerisce la Cina per rafforzare ulteriormente i legami con l’Italia?
Cina e Italia sono due Paesi complementari, il mercato cinese ha grandi potenzialità per i prodotti di alta gamma italiani, ma temo che l’Italia, pur essendo il primo Paese del G7 a firmare il Memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative con la Cina, ottenga per ultima i profitti economici. Già ho visto che la Germania sta vendendo molto bene in Cina le sue automobili, il caffè, il cioccolato e addirittura il vino, settori di cui l’Italia sarebbe leader, per cui dico brava alla Merkel. 6. Quindi l’Italia e l’Europa non hanno nulla da temere dalla Cina? Molti leader europei e italiani temono invece che la Cina voglia mettere le mani progressivamente sui nostri paesi, che hanno un’economia più gracile adesso, in questa fase, rispetto all’economia della Cina. C’è questo pericolo? L’Italia e gli altri Paesi europei non devono temere la Cina, il vantaggio comune è nel dna dei cinesi. Devono preoccuparsi di più quando procedono a scambi con alcuni Paesi come gli USA che vogliono imporre sempre la propria egemonia.
Ultima domanda, Le chiedo di Hong Kong. Cosa sta succedendo a Hong Kong dal vostro punto di vista, dal punto di vista del governo cinese, e se i media cinesi ed i media occidentali dall’altra parte stanno coprendo, si stanno occupando, di quanto accade a Hong Kong obbiettivamente?
Penso che dopo mesi di rivolte, i cittadini locali dovrebbero ora pensarci con calma: lo scopo è quello di bruciare Hong Kong o risolvere gradualmente in modo costruttivo alcuni problemi. Il governo attribuisce grande importanza ad alcune questioni e le sta già facendo ricerca. Ritengo che nel processo di peggioramento della situazione di Hong Kong, alcuni politici e personali statunitensi abbiano aggravato la situazione e vorrebbero cogliere l'occasione per usare Hong Kong per contenere lo sviluppo della Cina e lo sviluppo della Cina continentale. Ma se Hong Kong diventa caotica, a chi servirà? Questo è dannoso per tutti. La recessione economica della Cina non è positiva per queste persone. Penso che questa sia completamente una "mentalità della guerra fredda": il corpo umano è entrato nel 21esimo secolo, ma il cervello è ancora nel 20esimo o addirittura 19esimo secolo. La "mentalità della guerra fredda" è ancora profondamente radicata in alcune persone in Occidente e negli Stati Uniti, il che è preoccupante. Il problema di Hong Kong può essere risolto dal governo della Regione ad amministrazione speciale di Hong Kong e per i 7 milioni di cittadini di Hong Kong. Con il sostegno del governo centrale, non vi è alcun problema a fare affidamento sulla Cina continentale. Macao è un buon esempio: sono passati 20 anni dalla riunificazione e l'economia è in piena espansione. Sono andato a Macao qualche giorno fa e ho sentito che cittadini comuni e funzionari governativi di Macao sono pieni di fiducia nel futuro, hanno l'impressione che ci sia un grande sostegno dalla Cina continentale e che ci siano molte opportunità di sviluppo. Attraverso il caso di Hong Kong, penso che la tempesta passerà sicuramente, ma dobbiamo imparare dalle lezioni, riflettere su tutti gli aspetti, prendere le contromisure precoci e lavorare attivamente per risolvere i vari problemi.
L'intervista, realizzata da Luca Rigoni a Pechino, è stata postata sulla app del Partito comunista cinese, dove è stata vista da 80 milioni di persone.