Aumenti fino al 25% su 200 miliardi di dollari di beni 'made in China'. Continuano i negoziati, ma l'accordo resta lontano: "Progressi nulli"
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E' scattato alla mezzanotte di Washington, le 6 del mattino in Italia, l'aumento dei dazi Usa su 200 miliardi di dollari di beni "made in China". I rincari vanno dal 10 al 25%. Nella capitale statunitense si continua però a trattare, nonostante fonti vicine alle due delegazioni abbiano definito i progressi "piccoli se non nulli". "Profondo rammarico" di Pechino che annuncia l'adozione delle "necessarie contromisure".
Il ministero cinese del Commercio, rilanciando le valutazioni della propria delegazione, ha rimarcato la speranza che con l'undicesimo round negoziale in corso a Washington, le parti lavorino insieme e collaborino per risolvere i problemi esistenti attraverso la cooperazione e le consultazioni per "ritrovarsi a metà strada". Nelle prossime ore le due delegazioni guidate da una parte dal responsabile Usa al commercio Robert Lighthizer e dal segretario al Tesoro americano Steve Mnuchin, e dall'altra dal vicepremier cinese Liu He, torneranno a vedersi.
Proprio Liu, prima dell'entrata in vigore dei dazi, aveva detto che i rialzi "non sono la soluzione del problema", e aveva espiegato di essere andato a Washington "con sincerità" e di puntare sui colloqui per porre fine alla guerra commerciale e ai contrasti. Liu aveva poi riconosciuto l'esistenza di "alcuni problemi", ma aveva espresso l'auspicio di potersi impegnare "in scambi razionali e sinceri" con i negoziatori americani.