Nessuna vittima

Collisione in mare tra navi militari, scambio di accuse tra Cina e Filippine

Ennesimo incidente nelle acque contese di Sabina Shoal che Pechino rivendica nonostante una sentenza della Corte de l'Aia

19 Ago 2024 - 06:25
 © Afp

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Una nave della Guardia Costiera cinese ed una di quella delle filippine sono entrate in collisione nelle acque di Sabina Shoal, un tratto di mare conteso dai due Paesi. Cine e Filippine si sono scambiate accuse di non aver rispettato i propri confini. Nessuno dei marinai a bordo è rimasto ferito. Secondo Pechino si è trattato di una collisione "deliberata e pericolosa". Il governo di Manila ha parlato di "manovre illecite e aggressive" da parte della Cina.

Cina accusa nave filippina di "collisione deliberata"

 La guardia costiera cinese ha accusato una nave filippina, che aveva ignorato i ripetuti avvertimenti, di "collisione deliberata" con una sua unità in modo "non professionale e pericoloso". La stessa nave, in base a una dichiarazione, è poi entrata nelle acque vicine alle contese secche di Second Thomas dopo che le è stato impedito l'ingresso nelle acque di Sabina Shoal. Secondo Pechino due navi della guardia costiera filippina si sono "introdotte illegalmente vicino a Sabina Shoal senza permesso", ha riferito il portavoce della guardia costiera cinese Gan Yu, dando conto delle ultime tensioni tra le parti nelle acque contese. 

"Le Filippine hanno ripetutamente provocato e causato problemi, violando gli accordi provvisori tra Cina e Filippine", ha aggiunto Gan, riferendosi alle missioni di rifornimento di Manila alla nave fatta arenare nel 1999 sulle secche di Thomas Shoal per rafforzare le rivendicazioni territoriali filippine sull'area. La guardia costiera cinese ha affermato di aver adottato misure di controllo contro le navi di Manila in conformità con la legge negli ultimi incidenti e ha avvertito le Filippine di "cessare immediatamente la violazione e la provocazione" o, in caso contrario, di dover "subire tutte relative le conseguenze".

Manila: danni a due unità guardia costiera dovuti a navi cinesi

 Il governo filippino ha invece riferito che due navi della sua guardia costiera sono state danneggiate in collisioni avvenute prime dell'alba con imbarcazioni cinesi accusate di condurre "manovre illecite e aggressive" nei pressi della barriera corallina di Sabina. Le azioni cinesi "hanno provocato collisioni che hanno causato danni strutturali a entrambe le navi della guardia costiera filippina", ha affermato in una nota la National Task Force di Manila nel mar delle Filippine occidentale. Jonathan Malaya, vicedirettore del Consiglio per la sicurezza nazionale di Manila, ha affermato che la BRP Cape Engano ha subito un buco di 13 centimetri per le "manovre aggressive" di una nave della guardia costiera cinese e la relativa collisione a 43 chilometri a sudest di Sabina. Una seconda nave della guardia costiera filippina, la BRP Bagacay, è stata "speronata due volte" su entrambi i lati da un'unita' cinese e ha subito "lievi danni strutturali". L'equipaggio filippino è rimasto illeso e ha continuato la sua missione per rifornire le isole presidiate dalle Filippine nel gruppo delle Spratly, ha precisato Malaya. 

Le acque contese tra Manila e Pechino

 Pechino rivendica la gran parte del mar Cinese meridionale, incluse le secche di Sabina, ad appena 140 chilometri a ovest dell'isola filippina di Palawan. Manila e Pechino hanno posizionato navi della guardia costiera attorno alla secca negli ultimi mesi, con le Filippine che temono che Pechino stia per costruire una nuova isola artificiale. Cina e Filippine avevano raggiunto un "accordo provvisorio" a luglio dopo ripetuti scontri intorno a Second Thomas. Pechino è stata criticata soprattutto da Usa e alleati per la postura aggressiva nel bloccare gli sforzi filippini sui rifornimenti alle sue truppe a bordo della nave della Marina fatta arenare 25
anni fa. Pechino rivendica quasi tutto il mar Cinese meridionale, respingendo la sentenza del 2016 della Corte permanente di arbitrato dell'Aia secondo cui le ampie rivendicazioni del Dragone non avevano alcuna base secondo il diritto internazionale. 

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