Le informazioni finirono nelle mani di Assange

Condannato ex informatico della Cia: passò file riservati a Wikileaks

Il dipendente dell'intelligence Usa svelò alla piattaforma di Assange i metodi segreti per penetrare nei network informatici di governi stranieri e terroristi

14 Lug 2022 - 22:04
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Ha causato la più grande fuga di documenti riservati che furono diffusi sul sito WikiLeaks di Julian Assange: questa è l'accusa di colpevolezza verso Joshua Schulte, ex ingegnere informatico della Cia, responsabile di aver provocato un audace e sfacciato atto di spionaggio nella storia americana. Shulte è stato dichiarato colpevole da una giuria federale di Manhattan anche per aver compilato e trasmesso illegalmente informazioni cruciali sulla difesa nazionale. Deve anche affrontare un processo separato per possesso d'immagini e video di abusi su minori, reato per il quale si è dichiarato non colpevole.

Colpevole di spionaggio - La fuga di notizie è iniziata nel 2017 con circa 8.700 documenti confidenziali che rivelavano come gli agenti dell'intelligence avessero trasformato gli smartphone all'estero in dispositivi di ascolto e controllo. I file svelavano i metodi segreti dell'agenzia per penetrare nei network informatici di terroristi e governi stranieri. Fu subito arrestato.

Le autorità avevano perquisito in quell'occasione il suo appartamento a New York, in base a un mandato che lo riteneva sospettato di diffondere informazioni sulla difesa nazionale. Shulte è stato condannato per aver inviato gli strumenti della guerra informatica "Vault 7" della Cia alla piattaforma di denuncia WikiLeaks, l'organizzazione internazionale fondata da Julian Assange. Vault 7 era una raccolta di malware e virus che, una volta trapelati, erano disponibili per l'uso da parte di gruppi di intelligence stranieri, hacker ed estorsori informatici in tutto il mondo.

Schulte era entrato nella Cia nel 2010 e ha lavorato presso la sede dell'agenzia a Langley, in Virginia, progettando programmi per hackerare computer, IPhone, telefoni Android e smart Tv. È detenuto dietro le sbarre senza cauzione dal 2018. 

La condanna - Il procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York, Damien Williams, ha posto l'attenzione "sull'effetto devastante che avrà l'azione sulla nostra comunità di intelligence, fornendo informazioni critiche a coloro che desiderano danneggiarci". L'ex dipendente della Cia si è rappresentato da solo al processo presso la corte federale di Manhattan e rischia ora decenni di carcere. I procuratori hanno parlato anche di prove di un tentativo d'insabbiamento, tra cui un elenco di punti che conteneva la voce 'Cancellare le e-mail sospette'.

L'arresto di Julian Assange a Londra

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Un altro processo - Schulte ha alle spalle un altro processo, nel quale fu ritenuto colpevole di oltraggio alla corte e di false dichiarazioni all'Fbi. Ma la precedente giuria non era riuscita a concordare su otto dei dieci capi d'imputazione, e in questo modo il processo fu dichiarato nullo. I problemi di Schulte alla Cia sono iniziati nell'estate del 2015, quando ha litigato con la dirigenza e con un collega, arrivando a presentare un'ordinanza restrittiva contro il collega in un tribunale statale. Lasciò l'agenzia nel novembre del 2016. 

I motivi che avrebbero spinto all'azione - Secondo l'accusa, i reati sono stati commessi "da un dipendente così risentito contro la Cia da rendere noto al pubblico, e quindi ai nostri avversari, alcuni dei nostri strumenti d'intelligence più cruciali". I procuratori hanno detto che l'uomo era apparentemente motivato dalla rabbia per alcuni conflitti sul posto di lavoro, in cui il suo datore aveva ignorato le sue opinioni. L'accusa sostiene che Schulte era motivato nell'orchestrare la fuga di notizie perchè riteneva che la Cia gli avesse mancato di rispetto ignorando le sue lamentele sull'ambiente di lavoro. Voleva quindi punire coloro che gli avevano fatto un torto: in questo modo ha anche causato un ingente danno alla sicurezza nazionale del Paese. Schulte si è difeso definendo l'argomento 'pura fantasia' e sostenendo di essere un capro espiatorio dei fallimenti della Cia. "Centinaia di persone avevano accesso ai file trapelati e centinaia di persone avrebbero potuto rubarli", ha sostenuto nella sua arringa finale. 

Mentre era in prigione in attesa del processo, ha continuato a commettere i suoi crimini portando di nascosto in carcere un telefono con il quale ha tentato d'inviare a un giornalista ulteriori informazioni sugli strumenti informatici della Cia, con il nome di Jason Bourne, l'agente dei servizi segreti immaginario protagonista dei romanzi di Robert Ludlum. La condanna arriva mentre il fondatore di Wikileaks Julian Assange rischia l'estradizione negli Stati Uniti per i documenti divulgati nel 2010 e nel 2011, che secondo i funzionari avrebbero violato la legge e messo in pericolo vite umane.

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