Rientrate in Italia le salme di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci
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L'ambasciatore e il carabiniere sono stati raggiunti da due colpi ciascuno. Attesi gli esiti degli esami balistici
L'ambasciatore italiano in Congo Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco: non si è trattato quindi di un'esecuzione. A rivelarlo sono i primi risultati dell'autopsia disposta sui cadaveri dalla Procura di Roma ed eseguita al Policlinico Gemelli. Attanasio e Iacovacci sono stati colpiti da due proiettili ciascuno, nello scontro a fuoco tra i loro assalitori e i ranger congolesi, intervenuti in soccorso nella foresta di Virunga.
I primi risultati autoptici avvalorano dunque l'ipotesi di un tentativo di sequestro finito male - e non di un attacco mirato ad uccidere - mandato all'aria dall'arrivo inatteso dei ranger. Ma non chiariscono ancora da quali armi siano partiti i colpi. In sostanza non è ancora chiaro se i due italiani siano rimasti o meno vittime del fuoco amico.
La morte di Attanasio - In base a quanto emerge dall'autopsia, l'ambasciatore Luca Attanasio è stato raggiunto da due colpi all'addome. I colpi hanno trapassato il corpo da sinistra a destra, senza tuttavia lasciare residui bellici: sono stati infatti individuati sia i fori di entrata che quelli di uscita. Il diplomatico è morto un'ora dopo all'ospedale della missione Onu Monusco di Goma.
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Iacovacci colpito al collo e al fianco - Per quanto riguarda il carabiniere Vittorio Iacovacci, che invece è morto sul colpo, è stato colpito nella zona del fianco e, poi, alla base del collo dove è stato individuato un proiettile di un AK47, un Kalasnikov. Il corpo del carabiniere presenta multifratture all'avambraccio sinistro. Questo fa ipotizzare che il proiettile fermatosi al collo abbia colpito prima l'arto fratturato.
Attesi gli esami balistici - Saranno, in ogni caso, gli esami balistici a chiarire se i corpi siano stati colpiti da vicino o da lontano. Quel che appare certo è che i due siano stati colpiti nel corso della sparatoria immediatamente successiva al sequestro. Secondo il governo di Kinshasa - che accusa gli hutu delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr) di tentato sequestro "a scopo di estorsione" - i sei assalitori erano armati di "cinque kalashnikov e di un machete". Ma gli stessi fucili automatici sarebbero in dotazione anche alle guardie del parco nazionale dove è avvenuto l'agguato. Per questo i carabinieri del Ros, a Goma da ieri, intendono controllare le armi dei ranger e compararle al proiettile trovato nel corpo di Iacovacci e a quelli rinvenuti sulle auto del convoglio.