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Interrogate alcune persone sospettate dell'omicidio del diplomatico. Il presidente congolese: "Dietro c'è sicuramente un'organizzazione"
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Dopo mesi di silenzio e di lavoro svolto nell'ombra da parte degli investigatori, nella Repubblica democratica del Congo qualcosa sembra muoversi nella ricerca della verità sull'assassinio dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustapha Milambo, uccisi in un agguato. "Ci sono sospetti che sono stati arrestati e vengono interrogati", ha annunciato il presidente congolese Felix Tshisekedi.
"Dietro gli arresti un'organizzazione" - Citato dal quotidiano del Paese Actualité, Tshisekedi ha evocato una possibile rete: "Sono 'coupeurs de route' organizzati in bande e hanno sicuramente dei protettori". La mattina del 22 febbraio, Attanasio e Iacovacci stavano viaggiando a bordo di un'auto del Programma alimentare mondiale sulla strada tra Goma e Rutshuru, in una regione del Paese africano - il Nord Kivu - da anni teatro di violenti scontri tra decine di milizie che si contendono il controllo del territorio e delle sue risorse naturali.
L'agguato - Il diplomatico italiano avrebbe dovuto visitare un programma di distribuzione di cibo nelle scuole dell'agenzia dell'Onu, fresca di Nobel per la pace. Le due auto del Pam furono invece fermate a circa 15 chilometri da Goma, nei pressi di Nyiaragongo, nel parco nazionale di Virunga. A bloccarle un commando di sei persone che aprì il fuoco, prima sparando in aria, poi uccidendo l'autista. Gli assalitori avrebbero quindi portato il diplomatico e il carabiniere della scorta nella foresta dove esplose un conflitto a fuoco con una pattuglia di ranger e con forze dell'esercito locale. Uno scontro nel quale Iacovacci e Attanasio rimasero colpiti a morte. Inutile per il diplomatico il disperato viaggio verso l'ospedale di Goma.
Fitto mistero sull'omicidio - Immediatamente il governo di Kinshasa aveva puntato il dito contro le Forze democratiche di liberazione del Ruanda, ribelli di etnia Hutu conosciuti per il genocidio del 1994, che hanno stabilito la loro roccaforte nell'area dell'agguato. Ma fin da subito la verità sulla morte dell'ambasciatore è sembrata nascondersi dietro una coltre sempre più fitta di affermazioni contraddittorie, di smentite, di rimpalli di responsabilità, in particolare su chi doveva proteggerlo e su chi aveva la responsabilità della sua sicurezza durante quell'ultimo viaggio.
L'uccisione di un magistrato che indagava - Poche settimane dopo la morte di Attanasio, in Congo è stato ucciso anche un magistrato militare che indagava sull'agguato, in un'imboscata sulla stessa strada Rutshuru-Goma. Sono tre le indagini che in contemporanea cercano di fare luce sull'agguato del 22 febbraio: una del Dipartimento per la sicurezza delle Nazioni Unite, una delle autorità italiane e l'ultima della Repubblica democratica del Congo. "Dobbiamo mettere tutti gli elementi in fila. Abbiamo la collaborazione dei servizi italiani e stiamo lavorando duramente", assicura il presidente Tshisekedi.
La notizia degli arresti sembra riaccendere la speranza di avvicinarsi ai colpevoli, o perlomeno di rispondere a qualcuno dei molti interrogativi che ancora avvolgono il destino del diplomatico italiano.