COLPI D'ARTIGLIERIA

Congo, i ribelli conquistano Goma: evasione di massa da un carcere, diversi morti

M23 è un gruppo armato ribelle, sostenuto dall'esercito del Ruanda, che ha rivendicato il controllo del capoluogo della provincia del Nord Kivu

27 Gen 2025 - 09:34
 © Afp

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La Repubblica Democratica del Congo piomba nel caos. I combattenti del Movimento 23 marzo (M23), il gruppo armato ribelle sostenuto dall'esercito del Ruanda, hanno rivendicato il controllo di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu. L'irruzione dei miliziani ha portato a un'evasione di massa dal carcere della città. Diverse persone sono rimaste uccise e l'intera struttura è stata bruciata. Sono stati inoltre segnalati numerosi colpi d'artiglieria.

Domenica sera il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per il Congo ha detto durante una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza che, con l'aeroporto chiuso e le strade bloccate nel vasto hub umanitario e di sicurezza della regione, di "essere intrappolati". Il Congo ha interrotto sabato scorso le relazioni con il Ruanda, che ha negato di sostenere l'M23 nonostante le prove raccolte dagli esperti delle Nazioni Unite e da altri.

L'ondata di violenza ha ucciso almeno 13 membri delle forze di peacekeeper nell'ultima settimana. I congolesi sono di nuovo in fuga. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato le avanzate dell'M23 in una dichiarazione rilasciata domenica sera, esortando i ribelli a ritirarsi dai territori conquistati. L'M23 ha compiuto significativi progressi territoriali lungo il confine del Congo con il Ruanda nelle ultime settimane. L'esercito uruguaiano, presente a Goma con la missione di peacekeeping dell'Onu, ha dichiarato su X che alcuni soldati congolesi hanno deposto le armi. La ministra degli Esteri del Congo, Thérèse Kayikwamba Wagner, ha detto al Consiglio di Sicurezza che il Ruanda stava commettendo "un'aggressione frontale, una dichiarazione di guerra che non si nasconde più dietro manovre diplomatiche". L'ambasciatore del Ruanda, Ernest Rwamucyo, non ha confermato né negato le accuse e ha incolpato il governo congolese, affermando che la crisi avrebbe potuto essere evitata se avesse "dimostrato un genuino impegno per la pace". 

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