Il testo finale rivisto sul carbone dopo che l'India ha puntato i piedi: tolta la parola "eliminazione" e sostituita con "riduzione"
Alla Cop26 arriva il nuovo accordo mondiale sul clima: tutti i 197 partiti appartenenti delle Nazioni Unite hanno aderito, nonostante la forte riserva e la delusione espressa da molti. A lasciare l'amaro in bocca è stata la mediazione sul taglio dell'uso del carbone come fonte energetica. Ad anticipare la notizia è stata la Bbc.
L'India punta i piedi sul carbone - Il Patto sul clima di Glasgow è stato adottato dei delegati delle 197 parti riunite alla Cop26 in Scozia. Il testo è stato siglato dai circa 200 Paesi dopo un intervento dell'ultimo minuto da parte dell'India per annacquare la stesura finale nella parte relativa al taglio delle emissioni derivanti dal carbone. L'India è intervenuta nella plenaria finale per chiedere di sostituire nel testo la formula "phase-out", cioè "eliminazione graduale" del carbone, inserendo l'espressione "phase-down", cioè "riduzione graduale".
La delusione di alcuni Paesi - Diversi Paesi, Svizzera in testa, ma anche i piccoli Stati insulari, hanno espresso profonda delusione per questo cambiamento del testo. Alcuni hanno definito la revisione odiosa e contraria alle regole, ma hanno aggiunto che hanno dovuto accettarlo per arrivare a una conclusione del vertice. Il presidente della Cop26, Alok Sharma, ha singhiozzato dicendosi "profondamente dispiaciuto" per quanto accaduto: "Capisco la profonda delusione, ma e' vitale che proteggiamo questo pacchetto", ha aggiunto.
L'accordo mantiene l'obiettivo prioritario di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali: un grosso passo avanti rispetto all'Accordo di Parigi, che puntava di più sul restare sotto 2 gradi. I tagli alle emissioni rimangono il 45% al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. E un invito ai Paesi ad accelerare sulle fonti rinnovabili, a chiudere al più presto le centrali a carbone e ad eliminare i sussidi alle fonti fossili.
Il negoziato fra i Paesi è andato avanti per tutta la giornata. E durante i loro interventi nella riunione plenaria informale, nel pomeriggio, iniziata dopo diversi slittamenti, l'inviato Usa per il clima John Kerry e il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans hanno difeso con calore il testo di documento presentato dalla presidenza britannica. Per loro, è il miglior compromesso possibile. Non votarlo, vuol dire perdere un'occasione storica per vincere la battaglia sul clima. Il presidente della Cop26, Alok Sharma, aveva detto: "Il testo è equilibrato, intendo chiudere entro oggi". E l'inviato Usa John Kerry gli ha fatto eco: "Il meglio è nemico del bene l'accordo è potente".
Mancano i fondi per i Paesi meno sviluppati - I paesi meno sviluppati hanno denunciato l'assenza nel testo degli impegni per il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno previsto dall'Accordo di Parigi per aiutare a decarbonizzare. E non si è previsto neppure un fondo, richiesto a gran voce dagli stati in via di sviluppo, per ristorare i danni e le perdite dovute al cambiamento climatico. Tuttavia, quasi tutti alla fine annunciano il voto positivo. La rappresentante del Bhutan, a nome del gruppo dei paesi meno sviluppati, ha parlato di un "testo non equilibrato. Ma ora non è il tempo di rinchiuderci nelle nostre differenze, ora è il tempo dell'unità".
Lo schiaffo dell'India (e della Cina) - Chi se ne infischia dell'unità però sono i grandi Paesi emergenti, che possono permettersi di tener testa a Usa e Ue. La Cina coi suoi toni felpati dice che "non vuole riaprire il testo della bozza di documento finale" della Cop26, che considera "migliorata" rispetto alle versioni precedenti. Però chiede "piccoli aggiustamenti" ed è "pronta a lavorare per proposte costruttive che portino a un testo equilibrato, pragmatico e robusto". L'India invece va giù pesante sulla questione dell'uscita dal carbone e del taglio dei sussidi alle fonti fossili. "Non è compito dell'Onu dare prescrizioni sulle fonti energetiche - dice il ministro dell'Ambiente, Bhupender Yadav -. I Paesi in via di sviluppo come l'India vogliono avere la loro equa quota di carbon budget, e vogliono continuare il loro uso responsabile dei combustibili fossili". "Manteniamo intatta la nostra ambizione nelle ultime ore della Cop26. È la nostra occasione di scrivere la storia. Ancora di più, è nostro dovere agire ora", ha esortato pochi minuti prima del voto finale la presidente della Commissione Ure Ursula Von De Layen. E la Cop 26 si chiude con un accordo. Che rende molti insoddisfatti. Ma che alla fine è stato votato da quasi 200 Paesi.