"Non sono mele guaste"

Coppie gay, card. Hollerich (vescovi Ue): "Dio non le maledice"

Secondo il presidente di Comece, "nel Regno di Dio nessuno è escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti"

24 Ott 2022 - 16:36
 © ansa

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"Coppie gay? Dio non le maledice". E' quanto sostenuto dal cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece, la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea. "Pensate che Dio possa mai 'dire-male' di due persone che si vogliono bene?", ha affermato in un'intervista all'Osservatore Romano. "Nel Regno di Dio - ha aggiunto - nessuno è escluso: anche i divorziati risposati, anche gli omosessuali, tutti".

"Il Regno di Dio non è un club esclusivo. Apre le sue porte a tutti, senza discriminazioni. Tanti nostri fratelli e sorelle, ci dicono che, qualunque sia l'origine e causa del loro orientamento sessuale, di certo non se lo sono scelto. Non sono mele guaste".

Sulle coppie gay il cardinale Hollerich, in un'intervista all'Osservatore Romano, ha aggiunto: "Non penso che ci sia lo spazio per un matrimonio sacramentale tra persone dello stesso sesso, perché non c'è il fine procreativo che lo caratterizza, ma questo non vuol dire che la loro relazione affettiva non abbia nessun valore. Mi interesserebbe di più discutere di altri aspetti del problema. Per esempio: la crescita vistosa dell'orientamento omosessuale nella società da cosa è determinata? Oppure perché la percentuale di omosessuali nelle istituzioni ecclesiali e' piu' alta che nella società civile?", ha aggiunto.

Contrarietà a eutanasia e aborto - Il cardinale ha però espresso poi tutta la sua contrarietà all'eutanasia e all'aborto: "Credere nella vita eterna, significa però credere che la vita eterna è già qui, ora. E che come tale va vissuta, e goduta. Sono molto spaventato in tal senso da una montante concezione funzionalistica della vita, per cui se non funziona la si butta. Mi ha terrorizzato vedere nei Paese Bassi l'estensione della pratica dell'eutanasia anche ai malati psicologici. Anche questo è frutto della pervadente ideologia consumistica: una volta se si rompeva la televisione la portavi dal riparatore, e le scarpe dal calzolaio; oggi li butti. E lo stesso vorrebbero fare con la vita, se non 'funziona', se diventi un peso per la società ti buttano via. Lo stesso vale per l'inizio della vita: mi preoccupa sentire nel parlamento Europeo chi invoca l'attribuzione dello status di diritto 'fondamentale' all'aborto, perché se è un diritto fondamentale allora è un diritto assoluto e quindi non ammette più un rifiuto di coscienza. Anche questo è assurdo. Ricordiamoci sempre che la vita, anche se limitata, è bella".

"Francesco è un Papa radicale" - "Io credo che oggi in Europa siamo affetti da una patologia, che, cioè, non riusciamo a vedere con chiarezza quale sia la missione della Chiesa - ha proseguito Hollerich -. Parliamo sempre delle strutture, il che non è un male certo, perché le strutture sono importanti e sicuramente devono essere ripensate. Ma non si parla a sufficienza della missione della Chiesa. Che è annunciare il Vangelo". "In Europa spesso si sente dire che Francesco è un Papa liberale. Papa Francesco non è liberale: è radicale. Vive la radicalità del Vangelo".

"Domandarsi cosa significa essere cristiani oggi" - Il cardinale ha fatto poi un esempio su quella Chiesa che invece non è più al passo con i tempi: "Vedete, non si può tenere un giovane separato dal mondo, in una vita di tipo monastico per sei anni e poi lamentare che finisca col presupporre una propria diversità, bisogna comprendere, o meglio ricomprendere, cosa significhi essere pastori oggi. Come d'altronde tutti noi dobbiamo domandarci cosa significhi essere cristiani oggi. Questo è il punto. E questa domanda è anche la cifra di questo pontificato: accettare l'inadeguatezza di una pastorale figlia di epoche ormai passate e ripensare la missione. Una scelta che ha implicazioni teologiche pesanti e coraggiose".

"La Chiesa parla a un uomo che non esiste più" - "Non vorrei sembrare tranchant ma, con molta franchezza, la nostra pastorale - ha sottolineato il cardinale - parla a un uomo che non esiste più. Dobbiamo essere capaci di annunciare il Vangelo, e far capire il Vangelo, all'uomo di oggi che per lo più lo ignora. Questo implica una grande apertura da parte nostra, e anche la disponibilità, pur fermi nel Vangelo, a lasciarci trasformare anche noi".

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