Corea del Sud vicino al golpe: esercito nelle strade
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Il passo indietro dopo il voto del Parlamento, che si era espresso all'unanimità contro la misura d'emergenza. Opposizioni puntano su accuse di "insurrezione". Media: "Voto su impeachment atteso in settimana"
Giornata di caos a Seul, con il presidente Yoon Suk-yeol che prima ha dichiarato la legge marziale per poi fare marcia indietro poche ore dopo di fronte alle proteste di piazza e all'opposizione unanime del Parlamento. Oltre che, probabilmente, alle pressioni dell'alleato americano. Il governo, dopo aver formalmente revocato la misura d'emergena, ha ritirato il personale militare che era stato dispiegato. Gioia dei manifestanti sudcoreani in piazza che hanno festeggiato il dietrofront. Il principale sindacato della Corea del Sud ha indetto uno "sciopero generale" fino alle dimissioni del presidente Yoon.
Il partito Democratico presenterà le accuse di insurrezione contro il presidente sudcoreano e altri funzionari. "Presenteremo le accuse di insurrezione" contro Yoon, i ministri di Difesa e Interni, e "figure chiave di esercito e polizia coinvolte, come il comandante della legge marziale e il capo della polizia". Secondo i media di Seul, inoltre, sei partiti di opposizione hanno deciso di accelerare il passo per la messa in stato d'accusa di Yoon con il deposito della mozione di impeachment in Parlamento e la sua votazione è ritenuta possibile "entro fine settimana".
Han Dong-hun, capo del People Power Party dello stesso Yoon, ha chiesto invece il licenziamento del ministro della Difesa e le dimissioni dell'intero governo. Mentre, a differenza delle anticipazioni dei media, "nulla è stato deciso" su Yoon.
Intanto i collaboratori più stretti del presidente hanno offerto le dimissioni, ha riferito l'agenzia Yonhap, senza fornire dettagli. Yoon, nel frattempo, ha rinviato quella che sarebbe dovuta essere la sua prima apparizione pubblica dopo le turbolenze notturne: il meeting alle 10 locali in programma presso l'ufficio presidenziale dedicato alla lotta alle droghe.
La Corea del Sud era ripiombata nell'atmosfera sinistra dei militari per le strade quando Yoon, in un sorprendente e inatteso discorso serale alla nazione, aveva proclamato la legge d'emergenza accusando proprio il Parlamento, controllato dalle opposizioni, di simpatizzare con il Nord comunista e di paralizzare volutamente l'azione del governo.
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"Sradicherò le forze filo-nordcoreane e proteggerò l'ordine democratico costituzionale", aveva annunciato il presidente invitando i cittadini a sopportare "alcuni inconvenienti" per il bene della stabilità nazionale: "Attraverso questa legge marziale, ricostruirò e proteggerò la libera Repubblica di Corea".
Uno shock per un Paese riemerso a fatica dagli anni bui e sanguinosi della dittatura militare con la celebrazione nel 1988 dei Giochi Olimpici estivi di Seul, ma che poi è riuscito a imporre il soft power del suo dinamico modello democratico al mondo con l'irresistibile K-pop (in vetta a Billboard), i film da premi Oscar ('Parasite', prima pellicola straniera a vincere nel concorso generale) e da ultimo il Nobel 2024 per la Letteratura assegnato alla scrittrice Han Kang.
La reazione infatti non si è fatta attendere: migliaia di persone hanno subito manifestato intorno all'Assemblea nazionale, resistendo con scontri all'ingresso delle truppe. Il Parlamento di Seul ha respinto all'unanimità la legge marziale con una risoluzione che ne chiedeva "l'immediata abolizione", approvata dai 190 deputati presenti sui 300 totali. Un voto che ha spinto le truppe a lasciare l'edificio e lanciato la sfida al capo dell'esercito Park An-su, che appena nominato comandante della legge marziale ha emanato un decreto per bandire le attività parlamentari e dei partiti politici, abolire le manifestazioni e mettere sotto controllo i media.
"Coloro che violano la legge marziale possono essere arrestati o perquisiti senza mandato", si intimava nel decreto. A dispetto di mesi di scontri, da ultimo quello aspro sul budget per il 2025, maggioranza e opposizione si sono trovate unite nel condannare la svolta autoritaria. Il leader del People Power Party Han Dong-hoon, lo stesso del presidente Yoon e al potere, ha descritto la mossa come "sbagliata" e giurato di opporsi insieme al popolo sudcoreano.
Il capo dell'opposizione Lee Jae-myung, che ha perso di misura contro Yoon alle elezioni del 2022, ha etichettato la proclamazione della legge marziale come "illegale e incostituzionale", dicendosi sicuro che "Yoon Suk-yeol non sarà più il presidente della Corea del Sud".
La scorsa settimana i parlamentari dell'opposizione hanno approvato un piano di bilancio molto ridimensionato rispetto ai desiderata presidenziali. "La nostra Assemblea nazionale è diventata un rifugio per criminali, una tana di dittatura legislativa che cerca di paralizzare i sistemi giudiziari e amministrativi e di sovvertire il nostro ordine democratico liberale", aveva accusato Yoon, indossando una cravatta rossa in stile Donald Trump.
Nella notte la svolta, con l'annuncio di Yoon della revoca della legge marziale "dopo il voto contrario del Parlamento", il ritiro dei militari dalle strade e la festa in piazza dei manifestanti. Resta da capire quale sarà il destino di Yoon: impensabile che resti a fare il presidente come nulla fosse. Tanto più che a livello globale aveva aperto scenari pericolosissimi.
La Corea del Nord di Kim Jong-un, che ha stretto un asse con la Russia di Vladimir Putin oltre a essere una storica alleata di Pechino, è un fattore di forte instabilità nell'area e avrebbe potuto approfittare del caos aprendo un terzo fronte di guerra, stavolta in Asia. Il presidente americano Joe Biden, informato degli eventi durante la sua visita in Angola, si era detto "seriamente preoccupato", per una volta in sintonia persino con il Cremlino, che aveva parlato di "situazione allarmante".
La Casa Bianca ha accolto con favore la decisione del presidente della Corea del Sud di ritirare la legge marziale proclamata. "Siamo sollevati che Yoon abbia deciso di invertire la rotta sula decisione di dichiarare la legge marziale e abbia rispettato il voto dell'Assemblea nazionale", ha dichiarato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale. "La democrazia è alla base dell'alleanza tra la Repubblica della Corea e gli Stati Uniti, e noi continueremo a monitorare la situazione", ha sottolineato.