Sale la tensione nella penisola coreana. Kim Jong-un minaccia Seul e la stabilità della regione, chiamando in causa gli Stati Uniti. E nel frattempo stringe un'alleanza con la Russia, guardando anche alla Cina. Ma quanto è potente davvero Pyongyang?
di Maurizio Perriello© Ansa
La Corea del Nord sembra fare sul serio. L'esercito ha annunciato il blocco e l'interruzione di tutte le strade e le ferrovie che la collegano alla Corea del Sud. E che costruirà "strutture difensive massicce" nelle aree coinvolte, in risposta alle manovre militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti. Molti considerano questa mossa come l'ennesimo tassello di una volontà di riaccendere la guerra con Seul, messa in pausa dal 1953 con l'armistizio di Panmunjeom. Lo dimostrerebbero vari fattori, tra cui la rinvigorita retorica bellicosa di Kim Jong-un, che sul finire del 2023 ha chiuso definitivamente la porta al progetto di riunificazione col Sud. Il dittatore ha inoltre chiesto l'espansione "esponenziale" dell'arsenale nucleare nazionale e un aumento dei test sui missili balistici. E ha anche promesso di lanciare nuovi satelliti spia. Ma vuole davvero scatenare una guerra?
Il progetto è stato annunciato il 9 ottobre dallo Stato maggiore dell'Esercito Popolare della Corea del Nord (Kpa). Le misure mirano a "separare completamente" il territorio delle due Coree, giudicate mesi fa dal leader Kim come "ancora in stato di guerra". L'esercito nordcoreano ha descritto questa decisione come una misura di autodifesa, necessaria per "inibire la guerra e difendere la sicurezza". Una retorica che ormai dovrebbe esserci familiare e che cela velleità di scontro dietro l'apparente difesa da minacce esterne. Kim ha fatto riferimento, difatti, a "mosse considerate" da parte di Seul e Washington che potrebbero portare a "un'invasione".
In questi giorni l'Assemblea popolare suprema, il Parlamento nordcoreano, ha approvato la nomina di No Kwang-chol nella veste di nuovo ministro della Difesa. Un messaggio diretto in primi agli Usa, prossimi alle elezioni, visto che No a Singapore e in Vietnam nel 2018 e nel 2019, in occasione dei due vertici con l'allora presidente Donald Trump. E il messaggio è il seguente: Washington deve ascoltarci, perché siamo pericolosi.
Pyongyang ha poi giustificato la sua decisione come una risposta "più risoluta e forte" all'attuale situazione militare acuta nella penisola, citando le esercitazioni militari sudcoreane vicino al confine e la presenza di asset nucleari strategici statunitensi nella regione. L'esercito nordcoreano si è però messo al riparo da eventuali malintesi o conflitti accidentali, e ha inviato un messaggio telefonico alle forze militari statunitensi in Corea del Sud alle 9:45 del mattino, per avvisare dei lavori di fortificazione. Al di là del frangente, gli Usa temono la minaccia irrazionale nei confronti della loro provincia meridionale rappresentata dalla Corea del Nord, in un quadrante (l'Indo-Pacifico) che resta il più strategico per Washington. A gennaio i satelliti statunitensi avevano rilevato la modernizzazione e l'espansione del complesso chimico nordcoreano Manpho Unha, collegato alla produzione di sostanze chimiche utilizzate come carburante per missili e come reagenti per armi nucleari. Il regime di Kim Jong-un sembra avere tutta l'intenzione di chiudere il processo di normalizzazione diplomatica con gli Stati Uniti, percepiti come indeboliti perché invischiati in un momento di profonda stanchezza imperiale e di sovraesposizione su molteplici fronti di guerra, dall'Ucraina al Medioriente. La concomitante tensione per Taiwan, che coinvolge il grande rivale cinese, è un ulteriore pretesto per Pyongyang per alzare la voce con la superpotenza globale.
Anche la Cina ha espresso forte preoccupazione per gli ultimi sviluppi. La minaccia nordcoreana è particolarmente sentita da Pechino, che avverte Pyongyang come una scheggia impazzita puntata sul suo fianco orientale. Anche per questo motivo la Repubblica Popolare si mantiene a debita distanza dallo stretto patto che, all'inverso, la Corea del Nord ha stretto con la Russia. Anche Vladimir Putin è consapevole dei timori americani per il caos in Estremo Oriente, e ha intensificato scambi e legami col regime di Kim. Pyongyang supporta il Cremlino nella guerra in Ucraina, fornendo munizioni e armi che però sono frutto dell'export di materiali e tecnologie russe nel Paese asiatico. Ci sarebbe lo zampino di Mosca anche nelle accresciute capacità nucleari nordcoreane, come nell'invio di aiuti anche non militari, e cioè alimentari e civili. La popolazione nordcoreana versa infatti in forti difficoltà, al punto da patire il freddo e la fame. L'amo lanciato a Kim è fondamentale per Putin, che in questo modo auspica di aumentare il proprio potere di negoziazione con Xi Jinping, cooperante e alleato momentaneo in ottica anti-statunitense. Dal punto di vista nordcoreano, invece, l'influenza globale degli Stati Uniti sta scemando rispetto alla potenza crescente di Cina e Russia.
Il Comando Unc è stato istituito nel 1950 con un mandato delle Nazioni Unite per sostenere la Corea del Sud contro l'aggressione nordcoreana durante la guerra di Corea (1950-53). Attualmente in Corea del Sud sono presenti circa 28mila soldati statunitensi. Le due Coree sono collegate da strade e ferrovie lungo la linea Gyeongui, che collega la città di Paju nel Sud con Kaesong nel Nord, e lungo la linea Donghae sulla costa orientale. Dallo scorso anno, quando cioè Kim ha definito le due Coree "Stati nemici", Pyongyang ha intrapreso azioni per eliminare le vie di scambio e cooperazione tra le due nazioni, compresa l'installazione di mine lungo le strade Gyeongui e Donghae a gennaio.
A dicembre, 2023 l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica aveva riferito che il Paese aveva reso operativo un secondo reattore nucleare, a Yongbyon, che potrebbe essere utilizzato per produrre combustibile per armi. Bisogna però essere chiari sulla minaccia nucleare nordcoreana. Secondo gli ultimi dati disponibili, Pyongyang dispone di 45 testate atomiche, ma non ha capacità di risposta nucleare. In altre parole: non sa installarle su missili o altri mezzi per colpire i suoi nemici. Almeno non ha mai mostrato capacità in tal senso, secondo l'intelligence americana.
Da un lato le esercitazioni militari, il programma nucleare e la retorica e la propaganda congiunta di Corea del Nord e Russia lasciano presagire una nuova guerra di Corea. Dall'altro appare tuttavia molto difficile delinare uno scenario di conflitto aperto. Come Putin, Kim sa bene che la catene di difesa dei satelliti americani nella regione non si possono sconfiggere. È lo stesso motivo per cui la Cina non riesce e non prova neanche (per ora) a uscire di pochi chilometri in mare aperto per riprendersi Taiwan. Ci sono poi altre considerazioni che fanno propendere per l'impossibilità di uno scontro fra Nord e Sud, al netto di manovra militari contenute come spari di artiglieria al confine. Dal 2019, il regime di Kim ha dirottato i suoi sforzi per assicurarsi aiuti e assistenza dall'esterno, passando da una fase di accordi con Stati Uniti e Corea del Sud a una nuova partnership più stretta con il blocco Cina-Russia. Più Russia che Cina, come abbiamo visto. Per mantenere viva questo cordone vitale per il Paese, la Corea del Nord deve fare il gioco delle potenze antagoniste degli Usa, e cioè mantenere alta la tensione nella penisola coreana, aumentando così la pressione su Washington. Non un deciso presagio di guerra, dunque, ma la storia ci ha insegnato che la componente irrazionale può dimostrarsi sufficiente all'esplosione di un conflitto.