Dietro il fallimento dell'ultimo lancio di Pyongyang si allunga l'ombra degli hacker di Washington
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La Corea del Nord ha minacciato di compiere test missilistici "ogni settimana", nelle stesse ore in cui il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, è impegnato in una visita in Giappone per rafforzare la cooperazione sulla sicurezza. Il viceministro degli Esteri di Pyongyang, Han Song-Ryol, ha detto che il programma atomico nordcoreano può solo subire un'escalation: "Condurremo test missilistici su base settimanale, mensile e annuale".
Il lancio fallito - Mentre Kim Jong-un minaccia una imminente guerra nucleare, la comunità internazionale si interroga sui motivi che hanno compromesso il test missilistico della scorsa domenica, sempre in Corea del Nord. Come altri esperimenti simili che lo hanno preceduto, con molta probabilità sarebbe stato sabotato a distanza dagli Stati Uniti attraverso attacchi cibernetici di hacker dell'intelligence di Washington.
A sostenere tale teoria, per la verità non nuova sul web, è il politico conservatore britannico, Sir Malcolm Rifkind, ex ministro degli esteri e della difesa nei governi di John Major, citato da alcuni media, fra cui il britannico "Telegraph". Lo stesso quotidiano ricorda come, nel 2014, l'allora presidente Usa Barack Obama ordinò che si intensificassero gli sforzi per colpire la capacità missilistica nordcoreana con la guerra elettronica e l'hackeraggio.
L'ipotesi troverebbe conferma nelle parole di un esperto consigliere della Casa Bianca, in viaggio col vicepresidente Mike Pence, che ha dichiarato alle agenzie che gli Stati Uniti avevano il controllo di intelligence prima e dopo il lancio fallito.