I nostri connazionali, una cinquantina, temono per la loro sorte. Previsto l'allontanamento in autobus in una zona più sicura della Cina, con 15 giorni in ospedale per la quarantena. Non esclude, anche se pare difficile, una evacuazione tramite aereo
Anche l'Italia sta predisponendo la possibile evacuazione dei connazionali che si trovano nell'area di Wuhan, epicentro dell'epidemia di coronavirus. Allo studio c'è un'ipotesi di trasferimento via terra, a condizione di restare in osservazione per 14 giorni in un ospedale cinese in una regione più sicura: una prospettiva che però non convince. Sono una cinquantina gli italiani attualmente nella regione focolaio della malattia.
Il piano di evacuazione e la quarantena - L'ambasciata a Pechino, in raccordo con l'unità di crisi della Farnesina, è in contatto con tutti gli italiani nell'area per conoscere le loro intenzioni. Per chi deciderà di andarsene, il piano prevede un trasporto in autobus a Changsha, capitale della provincia dello Huhan, a 350 km circa di distanza da Wuhan. Una volta arrivati a destinazione, i nostri connazionali verrebbero trasferiti in un ospedale per un periodo di osservazione di due settimane, tempo necessario per il decorso dell'incubazione del virus. Tuttavia la Farnesina stessa fa sapere che si valutano anche soluzioni tramite aereo, chiarendo comunque che prima di procedere bisognerà capire che tipo di autorizzazioni daranno le autorità cinesi, visto che si tratterebbe di "uscire da un'area sigillata".
Capodanno cinese più lunghe per contenere la diffusione - Mentre il bilancio delle vittime è salito a 80, Pechino tenta di contenere la diffusione della malattia estendendo le vacanze del Capodanno cinese per indurre i cittadini a restare in case evitando di diffondere l'infezione. Hong Kong ha annunciato il divieto di ingresso ai visitatori della provincia continentale cuore dell'epidemia e alle agenzie di viaggio è stato ordinato di annullare i tour di gruppo a livello nazionale.
Assistenza dalla Farnesina agli italiani che resteranno - Il capo dell'Unità di crisi Stefano Verrecchia ha chiarito che la quarantena, che sarebbe sia in uscita si in entrata di Wuhan, è "un'ipotesi allo studio dell'Italia con gli altri partner". E in ogni caso l'evacuazione dei connazionali sarebbe possibile soltanto dopo l'ok delle autorità cinesi. Per quelli che invece scelgono di restare, Verrecchia ha spiegato che l'ambasciata a Pechino "sta provvedendo a tutte le misure del caso" per fornire loro assistenza.
Timori tra i connazionali - Tra gli italiani presenti a Wuhan in queste ore c'è incertezza sul da farsi. La maggioranza di loro ha espresso forti dubbi. C'è "scarsa chirezza sulle mosse successive - dice uno di loro -. E se ci fosse un ospedale militare per la quarantena, cosa succederrebbe dopo?". E un altro, ammettendo gli sforzi della Farnesina, spiega: "La sensazione è che la Cina non voglia rompere il fronte del divieto di lasciare la città". Inoltre, molti degli interessati ritengono che un trasporto in autobus sia "rischioso" e quindi in molti preferirebbero, senza un percorso più chiaro, restare chiusi in casa a Wuhan.,
Gli altri stranieri e i piani di fuga - Ai piani di evacuazione hanno iniziato a lavorare per primi gli Stati Uniti, il primo Paese fuori dall'Asia in cui si sono registrati casi di coronavirus. Washington ha inmente un ponte aereo per i circa mille americani nella provincia di Hubei, incluso il personale diplomatico, e l'obiettivo è farli partire martedì. Sempre che Pechino decida di autorizzarlo. Lo stesso sta facendo Tokyo, Per i circa 700 giapponesi a Wuhan, il governo metterà a disposizione alcuni aerei. Anche Parigi è in contatto con Pechino per preparare l'evacuazione dei circa 500 francesi che si trovano in città e nelle aree limitrofe.