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I giovani connazionali erano andati a lavorare, a vario titolo, nei parchi divertimenti, ma poi erano rimasti bloccati in un Paese, alle prese con il Covid-19, che ha chiuso i voli
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Circa un centinaio di ragazzi italiani, tra i 18 e i 28 anni, sono stati rimpatriati dalla Florida. I giovani erano rimasti bloccati dopo che, a causa dell'emergenza coronavirus, Disney World, il famoso parco divertimenti, aveva sospeso 43mila dipendenti, fra cui appunto gli italiani, originari di varie parti del nostro Paese (diverse regioni del nord, Lazio, Sardegna, Puglia).
La pandemia di Covid-19 non ha risparmiato neanche il mondo di Disney World ed i suoi famosi parchi divertimenti. La società di Topolino ha infatti deciso di sospendere i contratti di lavoro per migliaia di lavoratori, promettendo la ripresa solo ad emergenza finita. Tra loro anche i ragazzi italiani, andati a lavorare - a vario titolo - nei parchi del divertimento, ma poi rimasti bloccati in un Paese, alle prese con il virus, che ha chiuso i voli.
I ragazzi erano arrivati a Orlando grazie al Cultural Representative Program della Disney, un programma di scambio culturale che garantisce un contratto di un anno. Il 16 marzo il parco è stato chiuso e i dipendenti messi in quarantena, ma la Disney ancora per qualche settimana ha continuato a garantire un numero minimo di ore per consentire ai ragazzi dello scambio culturale di pagare l'affitto e acquistare i beni di prima necessità. Il 6 aprile, però, tutti i partecipanti al Cultural Representative Program sono stati licenziati per mail. Ora, dopo alcune settimane, i giovani sono riusciti a tornare in Italia.
"Finalmente ce l'abbiamo fatta a tornare in Italia - ha raccontato un ragazzo lombardo - dopo un periodo complicato dove abbiamo cercato di trovare una soluzione per tornare a casa. In Florida la situazione appare più tranquilla che in Italia, visto il racconto dei miei familiari dalla Lombardia: non essendo in centro città ma più in periferia, ci sentivamo più tranquilli".
"E' stato un viaggio lungo, dopo una fase difficile ma siamo riusciti tutti a tornare - ha testimoniato un giovane di Roma -. Sicuramente, ci sono stati momenti complicati, dalla quarantena a casa, allo sfratto in una settimana. Siamo stati licenziati con una mail ma, subito il giorno dopo, siamo entrati in contatto con la nostra manager che, faccia a faccia, ci ha dato le motivazioni, garantendoci assistenza fino al 18 aprile, come ci avevano assicurato".