I giudici stoppano la decisione di Netanyahu. Bar è indicato come il responsabile di alcune falle dietro l'attacco del 7 ottobre
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La Corte suprema israeliana ha ordinato la sospensione temporanea del licenziamento di Ronen Bar, il capo dello Shin Bet, l'agenzia d'intelligence che si occupa della sicurezza interna dello Stato d'Israele. La decisione arriva poche ore dopo che il gabinetto del Primo ministro Benjamin Netanyahu aveva approvato all'unanimità l'allontanamento del funzionario. La sospensione è operativa da venerdì 21 marzo fino all'udienza del suo ricorso, prevista entro l'8 aprile. L'ufficio di Netanyahu aveva dichiarato che il licenziamento di Bar sarebbe stato effettivo dal 10 aprile, ma che sarebbe potuto essere operativo anche prima se fosse stato trovato un sostituto.
Il procuratore generale israeliano ha stabilito che la decisione del Gabinetto del Primo ministro non è sostenuta da una base legale. Il licenziamento era stato decretato in seguito a un rapporto dello stesso Shin Bet che aveva riconosciuto grandi falle nei servizi di sicurezza sull'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Lo stesso rapporto aveva anche sottolineato che le politiche del governo Netanyahu avrebbero contribuito a creare le condizioni per l'attacco. Da qui la decisione di rimuovere Ronen Bar.
Ronen Bar oggi ha 59 anni. Entra nello Shin Bet nel 1993 e ne scala tutta la gerarchia fino a diventarne il capo. Laurea in Scienze politiche e Filosofia presso l'università di Tel Aviv e un master in Pubblica amministrazione ad Harvard, Ronen Bar è impiegato fin da subito come ufficiale sul campo, partecipando a numerose operazioni nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e in Libano. Grazie all'abilità dimostrata, nel 2011 è nominato capo della Divisione operazioni e guida il commando che porta all'assassinio di Ahmed Jabari, l'allora comandante dell'ala armata di Hamas. Tra le altre operazioni guidate con successo si ricorda la ricerca di tre adolescenti israeliani rapiti a Hebron: dopo il ritrovamento dei loro cadaveri, Ronen Ben guida la squadra che dà la caccia ai loro assassini. Nel 2018 è promosso vice-comandante dello Shin Bet e infine arriva al vertice del servizio segreto l'11 ottobre 2021, con un mandato di cinque anni.
A fine 2022, Benjamin Netanyahu torna a ricoprire il ruolo di Primo ministro. E la sua politica favorevole agli insediamenti israeliani in Cisgiordania e al pugno di ferro contro i palestinesi nella Striscia di Gaza viene in diverse occasioni contestata da Ronen Bar. Il capo dello Shin Bet si spinge fino a definire "terrorismo ebraico" quello dei coloni, che alimenta il "terrorismo palestinese". Oltre alle dichiarazioni, Bar si scontra con il governo Netanyahu anche nel 2023, quando avverte il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra che sostiene l'esecutivo, che l'azione della polizia a Gerusalemme Est, annessa da Israele, sta creando forte rabbia tra la popolazione palestinese. Gli chiede anche di non recarsi a pregare sul Monte del Tempio, cioè sulla Spianata delle Moschee: il gesto sarebbe stato considerato una provocazione. Il ministro ignora i suoi avvertimenti ed è caos.
E arriviamo alla goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza di Netanyahu, l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023. Nonostante nei mesi successivi lo Shin Bet è stato protagonista delle operazioni di salvataggio di alcuni degli ostaggi in mano ai palestinesi, Ronen Bar viene indicato come il responsabile delle falle nella sicurezza dello Stato d'Israele. Vanno ricordate anche le accuse che lo stesso Shin Bet ha rivolto al governo: secondo l'indagine soprannominata Qatargate dai media israeliani, nel fiasco del 7 ottobre sono implicate anche persone vicine a Netanyahu, che sarebbero state i destinatari di pagamenti segreti provenienti dal Qatar.
La decisione di licenziare Ronen Bar è stata commentata dallo stesso capo dello Shin Bet come "una minaccia diretta alla sicurezza nazionale, indagare sul Qatargate è un mio dovere. Se mi licenziate ci devono essere motivazioni e prove", aveva scritto in una lettera diretta ai ministri israeliani riuniti per decidere sul suo allontanamento. Una decisione che ha provocato proteste in Israele, soprattutto da parte di alcuni parenti degli ostaggi che ancora sono nelle mani di Hamas: secondo un sondaggio, il 51% degli israeliani si oppone al licenziamento e il 46% si fida più di Bar che di Netanyahu. Sarebbe la prima volta nella storia dello Stato ebraico che un premier rimuove il numero uno del servizio di sicurezza interna. Ora i giudici della Corte Suprema hanno sospeso il licenziamento. Resta da aspettare fino ai primi giorni di aprile per scoprire se davvero ci sarà questa prima volta.