Covid, Pechino "trema" per le proteste dei fogli bianchi
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Secondo una stima del Financial Times, nel Paese nei primi 20 giorni di dicembre le persone contagiate potrebbero essere state 250 milioni
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In Cina la commissione sanitaria nazionale, che funge da ministero, ha annunciato la sospensione della pubblicazione dei dati giornalieri sui casi e sui decessi di Covid. Sulla decisione non è stata fornita alcuna spiegazione. Da settimane le statistiche non riflettono più in modo affidabile l'ondata di contagi, senza precedenti, che ha colpito il Paese dall'abbandono il 7 dicembre delle rigide misure sanitarie della politica "zero Covid".
Con le misure restrittive in vigore, i test Pcr quasi obbligatori consentivano di seguire in modo affidabile l'andamento dell'epidemia. Ora, invece, le persone infettate dal virus effettuano i test a casa e raramente segnalano i risultati alle autorità. La commissione ha fatto sapere che il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) pubblicherà informazioni relative all'epidemia, a scopo di riferimento e di ricerca, senza però specificare il tipo o la frequenza dei dati che saranno resi noti.
La situazione della pandemia in Cina continua a preoccupare il mondo. Secondo il Financial Times, che riporta una stima interna dei massimi funzionari sanitari della nazione, quasi 250 milioni di persone nel Paese potrebbero aver contratto il Covid nei primi 20 giorni di dicembre. Se corretta, la stima rappresenterebbe il più grande focolaio di Covid fino ad oggi a livello globale.
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