E' il terzo approvato dalla Fda, dopo Pfizer e Moderna. Prevede una sola iniezione e può essere conservato a temperature di frigorifero, tra 2 e 8 gradi. Ad aprile arriveranno le prime dosi anche in Italia
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La Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato l'uso in emergenza del vaccino monodose della Johnson&Johnson. E' il terzo vaccino anti-Covid approvato negli Stati Uniti dopo quelli di Pfizer-BioNTech e Moderna. Una sola dose del vaccino Johnson&Johnson offre un livello di protezione pari all'85% contro le forme più gravi di Covid-19. Ad aprile arriveranno le prime dosi anche in Italia.
Quello di Johnson&Johnson è il primo vaccino a una sola dose a essere autorizzato, diversamente dagli altri approvati finora che prevedono due iniezioni. Inoltre, può essere conservato a temperature di frigorifero, tra i 2 e gli 8 gradi.
Johnson & Johnson ha garantito la produzione di 100 milioni di dosi negli Usa entro giugno, di cui 20 milioni entro la fine di marzo. Il 16 febbraio l'azienda farmaceutica ha chiesto l'autorizzazione anche all'Ema per l'utilizzo del suo vaccino in Europa.
Le 100 milioni di dosi per gli Usa si aggiungeranno alle 600 milioni su cui si sono impegnate Pfizer-BioNTech e Moderna entro la fine di luglio. Nel complesso ci sarebbero quindi abbastanza dosi per coprire ogni americano adulto. Il vaccino Johnson&Johnson ha dimostrato di avere nella sperimentazione clinica negli Usa un'efficacia del 72%.
Potrebbero arrivare ad aprile in Italia le prime dosi del vaccino Johnson&Johnson, non appena arriverà l'ok dell'Ema, l'autorità regolatoria europea, e dell'Aifa, l'agenzia italiana. Lo ha detto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, precisanedo che entro giugno potrebbero arrivare nel nostro Paese alcuni milioni di dosi e 27 milioni entro dicembre.
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Biden: "Bene l'ok al nuovo vaccino, ma non abbassiamo la guardia" Joe Biden saluta con entusiasmo l'autorizzazione della Fda al vaccino monodose della Johnson&Johnson, ma invita gli americani a "non abbassare la guardia". Il presidente americano sottolinea che "non possiamo pensare che oramai la vittoria contro il virus sia ormai inevitabile".