ACCUSE A MILITARI CINESI

Cyber-spionaggio, tensione Usa-Cina Denunciati 5 soldati esercito cinese

Il Grand jury della Pennsylvania ha messo sotto accusa un gruppo di hacker militari di Pechino accusandoli di aver rubato segreti industriali di sei società americane. Immediata la reazione di Pechino, che convoca l'ambasciatore americano

20 Mag 2014 - 07:36
 © -afp

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La Cina ha convocato l'ambasciatore americano per una "solenne protesta" contro le accuse di spionaggio a cinque militari cinesi, che la magistratura Usa sostiene aver "sottratto segreti commerciali e documenti riservati a cinque compagnie e ad un sindacato americani". Il portavoce cinese Qin Gang ha respinto le accuse, definendole "semplicemente infondate e con secondi fini".

A far scattare le proteste cinesi è stato il Grand jury della Pennsylvania, che ha denunciato esplicitamente cinque hacker militari cinesi, appartenenti all'unità 61398 della terza divisione dell'Esercito di Liberazione del Popolo, con l'accusa di aver rubato dati sensibili dai computer di 6 società americane (tra cui giganti come Alcoa, Us Steel e Wastinghouse) del settore dell'energia nucleare, solare e metalmeccaniche.

I capi d'accusa si riferiscono ad atti di pirateria informatica (compiuti grazie a strutture militari e dell'intelligence di Pechino) che, compiuti tra il 2006 e il 2014, secondo alcune stime avrebbero provocato danni commerciali alle aziende colpite pari a circa 400 miliardi l'anno.

"In modo sistematico - ha sostenuto il ministro della Giustizia americano, Eric Holder - aziende americane hanno subito furti di informazioni da parte di cinque hacker dell'esercito cinese. Quando è troppo, è troppo. E' arrivata l'ora di reagire contro questi atti di cyber-spionaggio che hanno come unico scopo aiutare in modo illegale l'industria di Pechino. Il governo degli Stati Uniti non tollererà più le azioni che puntano a sabotare illegalmente società statunitensi e minare l'integrità di una concorrenza leale sul mercato". Stesso discorso da parte del capo dell'Fbi, James Corney, secondo il quale "per troppo tempo il governo cinese ha usato il cyber-spionaggio spudoratamente pur di ottenere benefici economici per le sue industrie di Stato".

E per il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, "la decisione presa riflette la crescente preoccupazione degli Stati Uniti per il fatto che certi comportamenti da parte della Cina continuano, nonostante il presidente Obama ne abbia parlato col presidente Xi Jinping".

Immediata la replica della Cina, che definisce "assurde e fittizie" le accuse americane e annuncia, come rappresaglia, la sospensione dei lavori dei gruppi di lavoro comune tra i due Paesi proprio sulla lotta al cyber-spionaggio.

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