Il cestista dell'Nba ha rischiato più volte l'arresto. L'ex bomber dell'Inter è stato costretto a lasciare la Turchia e i suoi beni sono stati sequestrati. Entrambi sono contrari all'offensiva nel nord della Siria
Al contrario dei calciatori turchi che, durante le qualificazioni di Euro 2020 con la Francia, hanno rifatto il saluto militare in campo, ci sono sportivi che si oppongo nettamente e mettendoci la faccia all'offensiva di Erdogan nel nord della Siria. Da Hakan Sukur, ex bomber dell'Inter e della nazionale turca, a Enes Kanter, giocatore di basket dei Boston Celtics.
Enes Kanter, di 27 anni, che ha rischiato più volte di essere arrestato, in occasione del match della pre-season contro Cleveland ha indossato un paio di scarpe con scritto "Freedom". Poi, su Twitter, ha citato Martin Luther King: "La nostra vita comincia a finire il giorno in cui restiamo in silenzio sulle cose che contano".
E in un tweet successivo Kanter ha ricordato il prezzo che ha dovuto pagare nello schierarsi pubblicamente contro Erdogan. "Non vedo e non parlo con i miei genitori da 5 anni. Hanno imprigionato mio padre. I miei fratelli non riescono a trovare lavoro. Il mio passaporto è stato revocato. E’ stato emesso un mandato di arresto internazionale. La mia famiglia non può lasciare il Paese. Ogni giorno ricevo minacce di morte. Sono attaccato, molestato. Hanno cercato di rapirmi in Indonesia. La libertà non è gratuita”.
E' dopo il fallimento del golpe militare in Turchia, quando Kanter attacca Erdogan sui social, che la sua vita cambierà per sempre. In meno di 24 ore ha ricevuto centinaia di minacce di morte, non solo da "gente comune" ma anche da diversi sostenitori politici dell’attuale governo turco. E' stato perseguitato per essere un personaggio di grande visibilità mediatica contro Erdogan, ma anche perché amico e sostenitore di Fethullah Gülen (anch'esso mai schieratosi a favore del popolo curdo), politico che è stato prima un alleato di Erdogan, poi un avversario, infine ritenuto da quest'ultimo un terrorista e per questo rifugiatosi negli Stati Uniti da alcuni anni.
L'8 agosto 2016 la polizia ha fatto irruzione nella casa della sua famiglia a Istanbul, perquisendola e requisendo tutti gli apparecchi elettronici, dai cellulari ai computer. Kanter non avrà più il numero di telefono di nessun famigliare. Il fratello Kerem, dopo avere vinto l'Europeo Under 18 nel 2013, è stato bandito dalle nazionali turche, adesso vive e gioca a Badalona. Il padre è stato portato in carcere per 5 giorni. I loro passaporti sono stati annullati e non possono mai più lasciare la Turchia.
Dopo qualche mese la sua famiglia ha disconosciuto Enes come figlio. Il padre ha scritto anche una lettera a Erdogan: "Enes non potrà più portare il nostro nome perché lo sta infangando contro la Turchia. Con profonda vergogna mi scuso con il nostro presidente e con tutto il popolo turco per avere un figlio del genere". Nel 2017 Kanter ha definito Erdogan "megalomane, soffocatore della democrazia, l’Hitler del 21esimo secolo". Per questo è stato condannato a 4 anni di carcere.
Nell'estate del 2017, mentre era in Indonesia (Paese legato alla Turchia) per sostenere le sue attività benefiche in un campus di basket, lo hanno avvertito che le autorità locali lo stavano cercando per catturarlo: è scappato in taxi all'aeroporto, prendendo il primo volo per l'Europa. Arrivato a Bucarest, in Romania, ha scoperto che la Turchia gli ha “cancellato” il passaporto e ha emesso un mandato di cattura. Solo grazie all’intervento dei senatori dell’Oklahoma riesce a rientrare negli Usa. Da questo momento è un apolide: non ha più alcuna cittadinanza.
Nel 2018 dei tifosi turchi ai quali aveva regalato le sue scarpe sono stati perquisiti e arrestati. Un ragazzo turco che lo aveva votato sui social per l'All Star Game è finito in carcere, e un dentista di Istanbul che aveva una sua foto in studio è stato arrestato assieme alla moglie. l 18 giugno 2018 il padre di Kanter è condannato a 15 anni di carcere.
A gennaio ha rinunciato alla trasferta londinese dei suoi Knicks: “A Londra è pieno di spie turche che vogliono arrestarmi o anche uccidermi”. Per lo stesso timore non ha voluto partecipare, a marzo, al match contro i Raptors previsto in Canada. A luglio ha svelato che il consolato turco negli Stati Uniti ha annullato un camp estivo della sua associazione benefica, presso il Centro islamico di Long Island: “E’ la seconda volta che accade, era già successo a Dallas. Quando un camp viene cancellato, i bambini pensano che sia colpa mia“.
In Turchia non vengono trasmesse le sue partite Nba da 3 anni, non è convocato in nazionale da 4, è stato accusato pubblicamente anche dal presidente della Federazione turca di basket, Hedo Turkoglu, sostenitore di Erdogan (come dichiarato da lui stesso). Qualche giorno fa a Boston, conclusa la preghiera del venerdì insieme al compagno di squadra Tako Fall, è stato aggredito e minacciato da degli uomini di fede islamica, al grido di "traditore".
Da sempre contro Erdogan è l'ex calciatore Hakan Sukur, ex bomber dell'Inter e della nazionale turca, che su Twitter ha scritto: "La mia è una lotta per la giustizia, per la democrazia, per la libertà e per la dignità umana. Non mi importa di quello che posso perdere se a vincere è l'umanità". Sukur, oggi 48enne, è già finito nei guai per le sue idee in contrasto con il presidente turco Erdogan ed è stato accusato di averlo insultato.
Dopo essere stato eletto in Parlamento alla fine della sua carriera, nel 2013 è stato costretto a dimettersi in seguito a un'inchiesta che ha riguardato Erdogan. Nel 2016 è stato spiccato nei suoi confronti un ordine di arresto perché ritenuto vicino a un gruppo terroristico a seguito del tentato golpe del 15 luglio. Ora vive lontano dal suo Paese, a Palo Alto, in California, con la sua famiglia. Tutti i suoi beni sono stati sequestrati.