“Da quattro giorni vivo chiuso in una camera con la tv accesa - ci racconta ‘il ragazzo di Kabul’ - Il nostro esercito? Demotivato da una classe dirigente fuggita di nascosto”. E poi parla dell’assalto all'aeroporto, lui che aveva diritto a imbarcarsi per l’Europa ma…
di Sauro Legramandi© Ansa
“Afghanistan has been collapsed. Kabul has been collapsed”. E’ il messaggio whatsapp con sottofondo di voci e fuggi fuggi inviato quando l'Italia arranca nel caldo torrido della domenica di Ferragosto. La voce è quella di un coraggioso cittadino afghano che ha scelto di raccontare a Tgcom24.it il ritorno a un passato che nessuno avrebbe mai voluto rivivere. La voce ha un nome, un cognome, un lavoro e un passato. Presente e - soprattutto - futuro sono invece ancora tutti da scrivere. “Il ragazzo di Kabul”, lo chiameremo così, vive da quattro giorni chiuso in una stanza da qualche parte nell’ormai Emirato islamico proclamato dai talebani.
“Sento gli scontri e i proiettili da parecchie ore ormai - racconta il ragazzo di Kabul domenica sera (ora italiana) -. Il presidente Ashraf Ghani ha già lasciato il Paese con tutto il suo staff. Karzai, Abdullah e Hekmatyar (rispettivamente ex presidente, vicepresidente ed ex numero uno dei mujaheddin, ndr) sono entrati in una commissione per il passaggio pacifico dei poteri”.
“Ho 35 anni ma non ho vissuto un giorno così” - Il termine pacifico sembra quasi una presa in giro davanti a quanto si vede in Rete e in televisione. Lui conferma: “Ci sono persone in preda al panico in strada, molte sono donne e bambini. Ho visto poliziotti levarsi le divise e mettersi addosso abiti tradizionali da civili, simili a quelli indossati dai talebani. Ho 35 anni e non ho mai vissuto un giorno come oggi”. E’ un fiume in piena la nostra voce dall'Afghanistan, probabilmente mossa da un mix di adrenalina e razionalità. “Non c’è un’idea chiara di cosa stia succedendo. Le banche non permettono a nessuno di ritirare il proprio denaro. Tutto è “collapsed” in due giorni. Il carcere più grande della città è caduto, i detenuti fanno razzie armati in giro per le case. Sembrava che il governo centrale potesse garantire la sicurezza a Kabul fino all’ingresso dei talebani ma - dato che il presidente è scappato e l’intero Paese è caduto - i talebani sono già al potere. Controllano ogni stazione di polizia. Controllano ogni quartiere...”.
La comunicazione cade all’improvviso. La paura c'è ma dopo qualche minuto arriva un messaggino: “La Rete ogni tanto va ko”.
“Hai visto il video dell’aereo? E’ dappertutto così” - Dopo quel whatsapp rassicurante il ragazzo di Kabul torna nel suo silenzio e nelle sue paure. Lunedì il mondo occidentale si sveglia con le drammatiche immagini dell’assalto all’aeroporto. Lui invece sta chiuso in una stanza per il quarto giorno consecutivo con la tv accesa e un occhio ai social network, Rete permettendo. E dire che aveva tutto il diritto di essere in aeroporto e prendere un più che mai regolare volo con destinazione Europa. Il ragazzo di Kabul stava per decollare verso una capitale europea per motivi di studio ma qualche ora prima del decollo del suo aereo e del tracollo del suo Paese le autorità hanno fatto dietrofront. Niente visto, niente viaggio. Troppo alto il rischio che il ragazzo di Kabul si trasformi da ricercatore a profugo.
Il filo diretto con l’Afghanistan torna attivo lunedì 16 agosto nel primo pomeriggio italiano. “Hai visto il video con le persone che cercavano di partire con l’aereo? In tv hanno detto che fuori ci sono quindicimila persone. Con o senza visti. Con o senza documenti. Tutti accalcati. Quelli che sono entrati si buttano davanti all’aereo, come se fosse un autobus. E’ la stessa situazione che si vede nelle strade. La gente si guarda negli occhi e si domanda cosa stia succedendo e cosa succederà. Siamo tutti in uno shock profondo. Non sappiamo cosa sta per avvenire perché Ghani, i suoi ministri... tutta una leadership politica se n’è andata e ci ha lasciato qua. Il presidente non ha informato la nazione, ha detto che “avevamo vinto” ma non era così. Non è questo il modo di agire. Già tre mesi fa gli era stato chiesto di dimettersi: si temeva infatti che le cose potessero andare in questa direzione. Ghani ha avuto mesi per favorire la transizione, magari una transizione legittima ma non lo ha fatto”.
“Banche chiuse, scuole chiuse, uffici chiusi” - Davanti a una polveriera simile la domanda più scontata ha la risposta più disarmante. Vent’anni di missioni internazionali non hanno addestrato un esercito all’altezza della situazione? “Il punto è un altro: abbiamo esercito, forze di polizia e di intelligence ma chi li dirige se n’è andato in poche ore, anche scortato. Che impatto può avere sui militari vedere il proprio governatore andarsene senza spiegare nulla?”.
Tutto troppo alla svelta - Il ragazzo di Kabul ha 35 anni e vaghi ricordi di cosa fecero i talebani in Afghanistan prima dell’arrivo dei contingenti internazionali. Eppure quei ricordi si sono materializzati in poche ore: “Stessi abiti, stesso modo di agire di allora. Oggi ci sono banche chiuse, uffici chiusi, scuole chiuse. E tutto in un modo velocissimo. Nell’est dell’Afghanistan ci sono quattro province. Tutte sono cadute più o meno all’improvviso. Si trovano a 140 km da Kabul e poche ore dopo è caduta anche Kabul. E’ una cosa incredibile. Io non me lo sarei mai aspettato. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato”.
Scontato che si viva con gli occhi aperti 24 ore su 24: “Sentiamo sparare di notte e di giorno. Circolano pochi mezzi, qualche privato, qualche camion. Vediamo auto della polizia con a bordo persone con abiti civili ma non sappiamo chi siano. Poliziotti in borghese, ex agenti passati coi talebani o talebani? Adesso intorno a me sparano. Quindi puoi capire com’è la situazione a Kabul. Devo chiudere”.