La kamikaze nella vasca - Su Hasna Aitboulahcen, la cugina della "mente" degli attentati, Abaaoud Abdelhamid, le notizie si rincorrono e vengono smentite di ora in ora. Dopo aver appreso che non è stata lei a farsi esplodere nel covo dei jihadisti a Saint Denis, scopriamo che nemmeno le sue foto (non tutte almeno) sono autentiche. Non è lei, nella fattispecie, la ragazza nuda nella vasca da bagno piena di schiuma. Un selfie audace che è costato caro a Nabila Bakkatha, la reale protagonista della foto, parecchio somigliante ad Hasna. Un'amica in cerca di vendetta dopo uno screzio avrebbe inviato lo scatto ai giornali francesi. La stampa - comprese testate autorevoli come Daily Mail e New York Post - ha fatto il resto e ora Nabila dice di aver paura persino a uscire di casa per timore di essere scambiata per una terrorista.
Il sikh con l'esplosivo - È un caso di foto manipolata ad arte - sempre per vendetta - quella del povero Verendeer Jubbal, canadese, sikh e giornalista freelance esperto di tecnologia. Con Photoshop qualcuno ha trasformato in un Corano il computer che teneva in mano e aggiunto un giubbotto imbottito di esplosivo sopra la sua camicia a quadretti, forse per ripicca contro le critiche espresse da Jubbal contro il cosiddetto Gamergate (il movimento che con violenza vuole tenere lontane le donne dai videogiochi). Risultato: per qualche giorno l'incolpevole giornalista è stato preso di mira dagli internauti e persino da alcuni giornali come uno degli attentatori delle stragi di Parigi, e pazienza se il turbante sikh con l'islam non ha proprio nulla a che vedere. Ora Jubbal vuole chiedere i danni alle testate che hanno diffuso la sua immagine.
I missili con la dedica - From Paris with Love, "da Parigi con amore": la scritta è apparsa sui missili dell'esercito americano destinato a colpire le postazioni dello Stato islamico. Il tentativo di qualche generale di fare lo spiritoso? Macché, un fotomontaggio apparso per la prima volta sulla pagina Facebook U.S Army W.T.F! moments (nessun legame ufficiale con le forze armate statunitensi) e smascherato da Le Monde e Libération. Immagini truccate in modo simile, peraltro, hanno fatto la loro comparsa anche sulla piattaforma Reddit.
Le foto di Raqqa - Quando si ha a che fare con le immagini, il rischio di fare passi falsi è dietro l'angolo. Non è precisamente una bufala, ma piuttosto un caso di mala informazione, quello che ha riguardato le presunte testimonianze degli effetti del bombardamento francese su Raqqa, dopo gli attentati di Parigi. Una ricerca in rete mostra che le fotografie di adulti e bambini feriti o uccisi, quasi tutte scattate in Siria, ad Aleppo - erano state utilizzate in rete parecchi mesi prima dell'azione di rappresaglia francese che, a quanto ha riportato Al Jazeera, non ha provocato vittime civili.
L'allerta su Whatsapp - Fra sacchi della spazzatura scambiati per pacchi bomba e fantomatici zainetti imbottiti di tritolo, i falsi allarmi non si contano più. Ad alzare il livello di allarmismo ha contribuito anche un messaggio vocale girato su Whatsapp, in cui una voce di donna invitava a barricarsi in casa: "La situazione là fuori è molto più grave di quello che ci fanno credere. Me l'ha detto la madre di Anastasia, che lavora al ministero degli Interni". Per calmare le acque, in questo caso, è intervenuto addirittura il premier Matteo Renzi, che ha registrato una sorta di "contro messaggio" per rassicurare i cittadini e minacciato di denunciare per procurato allarme l'anonimo autore. Anzi l'autrice, visto che la registrazione - si è scoperto poi - è partita da una mamma ansiosa che sperava così di dissuadere la figlia quindicenne dall'uscire con gli amici, senza sospettare che la ragazzina avrebbe dato il via alla condivisione spasmodica dell'allarme materno.
La lettera a Leá - Sul versante che potremmo definire "strappalacrime" ha spopolato poi la lettera di un padre alla figlia ammazzata al Bataclan. "Eri tanto buona Leá - scrive papà Andreas -. Eri tua madre, senza la sua paura di vivere. Dovevi stare a casa Leá. Dovevi credermi quando ti dicevo: 'Sono tuo padre, decido io'. Tu la chiamavi dittatura, io speravo fosse protezione. Ma non è servito". Migliaia di utenti hanno condiviso sui social network la toccante testimonianza, con tanto di commenti di condoglianze al padre inconsolabile. Peccato che fra le vittime degli attentati di Parigi non ci sia nessuna Leá. Il messaggio, infatti, altro non è che una "simulazione letteraria" inviata al quotidiano online Casertace.net dalla lettrice Silvia Bottero. Piccola, ulteriore incongruenza da parte di chi per primo ha spacciato la lettera per un documento autentico: Andreas scrive alla figlia che vorrebbe tanto accarezzarle ancora una volta la testa riccioluta, "ogni riccio un capriccio". Invece, nella foto che sui social accompagna il post, la presunta Leá ha i capelli dritti come spaghetti.
Le dichiarazioni ufficiali - Invenzioni e montature non risparmiano nemmeno i politici. "Perdonare i terroristi è compito di Dio, ma mandarglieli spetta a me": attribuita a Putin, la frase è stata twittata da una giornalista di Russia Today, Remi Maloouf, che l'aveva a sua volta letta su Facebook. Una battuta fulminante perfetta per una serie tv, ma mai pronunciata dal presidente russo. Così come non è vero che Barack Obama abbia deciso di dichiarare dicembre "mese nazionale dell'apprezzamento dei musulmani". La bufala, ripresa soprattutto dai media conservatori, come Fox News, era già circolata l'anno scorso e parlava di un mese "della consapevolezza musumana", ma non ha alcun fondamento. E per un Obama accogliente verso la religione islamica c'è un primo ministro australiano che invece non ne vuole sapere. Un discorso attribuito a John Howard usa toni duri: "Gli immigrati non australiani devono adattarsi. Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura" e via di questo passo. In realtà sembra che il messaggio circoli almeno dal 2005 e forse è nato dal riadattamento di uno scritto di un cittadino americano dopo l'11 settembre. Quel che è certo è che John Howard non ha mai pronunciato parole del genere (persino l'ambasciata australiana, a suo tempo, smentì la bufala) e in ogni caso non è più premier dal 2007.
La giornata mondiale del terrore - L'insolita ricorrenza starebbe per essere festeggiata dall'Isis con attacchi congiunti in otto Paesi. Inutile dire che la notizia, diffusa dal sito inglese Thehill.com e attribuita ad Anonymous, è completamente falsa. Anonymous si è affrettata a smentirla e anche la Polizia di Stato, sulla pagina Facebook "Vita da social", invita a non darvi alcun credito.
I jihadisti con la Playstation - Tutto è cominciato da un articolo su Forbes che ha fatto il record di visualizzazioni e condivisioni. Il giornalista spiegava come i terroristi delle stragi di Parigi avessero usato la chat della Playstation per comunicare senza essere intercettati, scambiandosi in tutta tranquillità messaggi su armi e attacchi. In realtà, ha chiarito poi l'autore, si è trattato dell'errata interpretazione di una dichiarazione del ministro dell'Interno belga addirittura precedente al 13 novembre. In ogni caso, nel covo dei terroristi non è stata trovata alcuna console.
L'help-desk dell'Isis - Secondo il network Nbc, l'Isis lo Stato islamico avrebbe un centralino attivo 24 ore su 24 per fornire assistenza tecnica jihadisti e aspiranti tali. Il centro antiterrorismo dell'accademia di West Point aveva pubblicato un report che descriveva l'attività sui forum online dei jihadisti come "una specie di help-desk". Non c'è nessuna prova, tuttavia, di un servizio assistenza vero e proprio. Inutile quindi affannarsi a cercare online il numero verde dei terroristi.