Annuncerà la svolta venerdì, ma non è detto che andrà in porto :i big della Silicon Valley e i vertici dei servizi cercano di bloccare la legge
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Dopo lo scandalo Datagate che ha mostrato lo strapotere della National Security Agency (Nsa), la Casa Bianca potrebbe attuare una riforma radicale che ridurrà i poteri pressoché illimitati dell'organismo federale. Ad annunciare il provvedimento sarà venerdì 17 gennaio lo stesso presidente americano, che in queste ore però è pressato da più parti.
Da un lato ci sono i big della Silicon Valley e i gruppi per la difesa delle libertà civili che spingono per un rafforzamento delle norme sulla privacy; così come dall'estero si chiede un ridimensionamento dei programmi che hanno spinto l'intelligence Usa a spiare i leader alleati, dalla cancelliera Merkel in giù.
Dall'altro lato ci sono molti alti responsabili e della sua stessa amministrazione (a partire dai vertici dei servizi) che insistono sulla necessità di non indebolire la Nsa e la sua azione di contrasto al terrorismo.
Non è un compito facile, quindi, per Obama decidere quale direzione prendere. Ma - secondo quanto trapelato sui principali media americani - il presidente si è andato convincendo che la strada da seguire è quella delineata dal gruppo di esperti da lui stesso costituito la scorsa estate, all'indomani del terremoto prodotto dalle prime fughe di notizie a opera della talpa Edward Snowden, ex contrattista della Nsa.
Quel gruppo ha prodotto decine di raccomandazioni dettate da una premessa in calce al rapporto: i programmi attraverso cui la Nsa raccoglie miliardi di dati su telefonate, sms, e-mail, e quant'altro "non sono stati essenziali" per prevenire e sventare attacchi terroristici. Ecco perché si suggerisce che tutti i dati raccolti dagli 007 restino in mano alle compagnie telefoniche o ai big del web. Oppure siano affidati a una terza parte, piuttosto che finire negli immensi database della Nsa.
Un altro pezzo della riforma potrebbe poi essere l'estensione della protezione garantita dal Privacy Act del 1974 anche a chi non ha la cittadinanza statunitense. In questo quadro verrebbe così ridimensionata anche la possibilità di spiare i responsabili delle cancellerie straniere, il capitolo del Datagate che più ha messo in difficoltà Obama.
Prevista poi la nascita della figura del "difensore della privacy", che potrà dire la sua (finora lo fa solo il governo) prima che la segretissima Foreign Intelligence Sourveillance Court (Fisc) dia il via libera ai programmi della Nsa. Infine, verrebbero limitate anche alcune prerogative dell'Fbi, obbligando i suoi vertici a ottenere sempre un'autorizzazione giudiziaria prima di acquisire dati nel corso delle proprie indagini.