Il presidente Usa non va mai per il sottile quando parla del presidente della Banca centrale americana. Un'inimicizia che parte da lontano
Donald Trump con Jerome Powell nel giardino delle Rose alla Casa Bianca: è il giorno in cui il presidente Usa lo nomina al vertice della Federal Reserve © Afp
Non passa giorno che Donald Trump, 78 anni, non prenda di mira il presidente della Fed Jerome Powell, 72 anni. Nell'ultima occasione ha addirittura parlato di licenziamento di chi guida la Banca centrale americana, che sarebbe una prima volta assoluta nella storia degli Stati Uniti. Ma questa antipatia che il tycoon prova per Powell ha radici che affondano fin nel primo mandato di Trump, quando fu lo stesso presidente degli Stati Uniti ad affidargli l'incarico di guidare la politica monetaria americana.
Già, perché Jerome Powell è stato nominato presidente della Federal Reserve proprio da Donald Trump il 2 novembre 2017, in occasione del primo mandato presidenziale del tycoon. Ma fin dall'insediamento ufficiale di Powell, il 5 febbraio 2018, sono sorte le prime incomprensioni tra i due. L'economia statunitense viaggiava a ritmi sostenuti e Trump chiedeva esplicitamente a Powell di tagliare i tassi di interesse per favorire ulteriormente la crescita. Dal canto suo, il presidente della Fed temeva l'esplosione dell'inflazione e per questo ha sempre tenuto una politica monetaria molto più prudente. Così, nel solo 2018 la Federal Reserve ha aumentato ben quattro volte i tassi d'interesse, portandoli dall'1,5% di marzo al 2,5% di dicembre. I ritocchi furono giustificati con la forte crescita dell'economia americana, la bassa disoccupazione, il tentativo di tenere sotto controllo l'inflazione e la normalizzazione dei tassi dopo i precedenti anni di tassi a (quasi) zero. Una politica che non piacque a Donald Trump, che voleva soffiare ancora più sul fuoco della crescita: secondo lui questi aumenti ostacolavano la crescita economica, danneggiavano la Borsa e rendevano il dollaro troppo forte.
Nel 2019, poi, la Fed comincia a tagliare i tassi tagliandoli dello 0,50% in quattro mesi. Un po' per le modificate condizioni economiche americane e globali, un po' per le insistenze dello stesso Donald Trump. Che però voleva che i tagli fossero ancora più veloci e consistenti. Ad accontentare il presidente Usa ci penserà il Covid, che obbligherà un taglio dei tassi drastico e rapidissimo per cercare di rispondere alla recessione: in appena due settimane, tra il 3 e il 15 marzo 2020, la Fed taglierà i tassi dell'1,5%, portandoli praticamente a zero. Per la gioia dello stesso Donald Trump, che da sempre tifa per tassi a zero e politica monetaria ultra-espansiva.
Il mandato di presidente della Federal Reserve dura quattro anni, come quella del presidente degli Stati Uniti. Terminato il primo mandato di Trump, l'arrivo di Joe Biden avrebbe potuto modificare i vertici della Fed. Ma il nuovo presidente Usa conferma Powell e appoggia le sue decisioni. Che saranno tutte improntate a un aumento dei tassi. La colpa? L'inflazione galoppante negli anni post-Covid: nel solo 2022, per esempio, Powell impone ben sette rialzi, portando i tassi dallo 0,25% al 4,5%. E anche negli anni successivi l'obiettivo primario della Fed è sempre stato quello di cercare di contenere l'aumento dei prezzi entro il 2%, senza peraltro riuscirci. Così, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, sono riprese le ostilità.
Infatti, a ogni occasione il presidente Usa chiede alla Fed di Jerome Powell di tagliare i tassi, facendosi forte anche delle decisioni della Banca centrale europea: proprio il 17 aprile Christine Lagarde annunciato il taglio dello 0,25%, mentre il suo omologo americano nicchia, spaventato dalle possibili ripercussioni economiche dei nuovi dazi. Trump però insiste: vuole un costo del denaro americano più basso per favorire le esportazioni a stelle e strisce. E alle resistenze della Fed, ecco le accuse ("Powell è un nemico peggio della Cina, non ha coraggio") e le minacce ("Powell non se ne andrà mai abbastanza in fretta. Non mi è mai piaciuto, vuole fare il furbo, sta facendo politica").
Il mandato di Jerome Powell scade a maggio 2026. A meno che Donald Trump non decida davvero di licenziarlo prima.