Nel maggio 2015 Emily Hunt si era svegliata in una camera d'hotel accanto a uno sconosciuto. L'uomo non era stato condannato subito ma una sentenza della Corte d'Appello su un caso analogo ha permesso la revisione del processo
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Una vittoria dopo cinque anni di odissea giudiziaria. Emily Hunt ha ottenuto la condanna dell'uomo che nel 2015 l'aveva filmata in una camera d'hotel di Londra mentre era incosciente. Christopher Killick è stato condannato, infatti, a 30 mesi di servizi sociali e al pagamento di 5mila sterline per voyeurismo. In un primo momento l'uomo era stato prosciolto da ogni accusa ma un sentenza della Corte d'Appello ha consentito di riaprire il caso.
L'inizio dell'incubo - L'ultimo ricordo, un pranzo con un familiare a Londra. Poi il risveglio in una camera d'hotel di Londra con accanto uno sconosciuto, la sensazione di essere stata drogata e il sospetto di una violenza sessuale. Inizia così, nel maggio 2015, il calvario di Emily Hunt, londinese di 40 anni. L'uomo, Christopher Killick, 41 anni, viene arrestato con l'accusa di stupro ma subito rilasciato per mancanza di prove.
Nessuna condanna - Durante le indagini però la polizia scopre che Killick ha filmato per un minuto la donna nuda e in stato di incoscienza. L'uomo ammette di aver girato il video per il proprio piacere sessuale ma anche l'accusa di voyeurismo decade. Secondo la legge inglese sui reati sessuali, infatti, Emily si trovava in uno spazio privato e avrebbe anche potuto dare il suo consenso prima che il filmato venisse girato.
La revisione del processo - Emily decide allora di finanziare la revisione del processo tramite un crowdfunding e col sostegno del Centro per la giustizia femminile. Prima che la sua richiesta venisse accolta lo scorso anno, la svolta: la Corte d'Appello, in un caso analogo, stabilisce che filmare qualcuno nella sua intimità senza consenso è sempre illegale. Si arriva quindi alla condanna di Killick per voyeurismo. "È spaventoso che ci siano voluti cinque anni per arrivare a questo punto. Spero che in futuro nessun'altra vittima di un reato sessuale debba affrontare quello che ho vissuto io", ha commentato la donna dopo la sentenza.