I visti 'regolari' forniti in Kosovo

E' caccia a due jihadisti: erano in Italia con un 'regolare' visto

L'ambasciata italiana di Pristina, in Kosovo, ha fornito a tre pericolosi islamici l'opportunità di muoversi agilmente nel nostro territorio

30 Ago 2014 - 15:06
 © ansa

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Sono stati in Italia. Erano in tre, tutti jihadisti. E avevano un 'regolare' visto d'ingresso. Sembra incredibile, ma è così. E adesso è scattata la caccia a questi pericolosi islamisti di origine kosovara, che potrebbero essere ancora nel nostro territorio. Uno si è fatto saltare in aria in un attentato in Iraq, ma degli altri due si è persa ogni traccia. Una vicenda sconcertante, resa possibile per quanto accaduto all'ambasciata di Pristina in Kosovo, dove un ambasciatore italiano è stato immediatamente cacciato in quanto considerato il probabile fornitore dei tre visti d'ingresso e di centinaia di visti turistici.

Quanto accaduto, come riportato da Repubblica, è emerso da un'indagine della Polizia europea "Eulex" che è approdata alla Procura della Repubblica di Roma, un'inchiesta coperta dal massimo riserbo che vede coinvolti alcuni contrattisti dipendenti dell'ambasciata e lo stesso ex ambasciatore italiano a Pristina, Louis Michael Giffoni, che al momento non risulta indagato ma che nei mesi scorsi è stato rimpatriato e congedato dal Ministero degli Esteri in fretta e furia.

I visti 'facili' che erano 'in vendita' all'ambasciata italiana evidentemente grazie alla complicità della nostra sede diplomatica - si parla di 3.500 euro per ogni 'visto' - ha quindi fatto nascere un'inchiesta che ha provocato molto clamore in Kosovo anche perché nella organizzazione è stato coinvolto anche un personaggio eccellente del paese, Uke Rugova, parlamentare e figlio del defunto presidente e padre dell'indipendenza del Kosovo, Ibrahim Rugova. Adesso, conosciuta parte della verità, resta da chiedersi: sono soltanto tre i pericolosi musulmani di origine kosovara a essere entrati regolarmente nel nostro paese?

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