A QUITO

Ecuador, ucciso a colpi di pistola il candidato alla presidenza Fernando Villavicencio

La procura generale ha riferito della morte di una persona sospettata di aver partecipato all'omicidio del politico. I Los Lobos rivendicano il delitto e minacciano l'altro candidato Jan Topic: "Sarai il prossimo". Dichiarato lo stato di emergenza

10 Ago 2023 - 14:30

Il candidato alla presidenza dell'Ecuador, Fernando Villavicencio, è stato ucciso al termine di un evento elettorale. Giornalista e politico, Villavicencio è stato assassinato con colpi di armi da fuoco da persone non identificate all'uscita di una scuola in un quartiere settentrionale della capitale, Quito. Diversi video comparsi in rete ritraggono l'uomo nel momento in cui saluta la gente accorsa all'evento e finisce in una raffica di colpi d'arma da fuoco al momento in cui sale su un'automobile grigia. Villavicencio, riferiscono fonti del suo staff, è morto pochi durante il trasferimento all'ospedale Clinica de la Mujer. L'attentato è stato rivendicato dall'organizzazione criminale dei Los Lobos, che ha minacciato anche l'altro candidato Jan Topic: "Sarai il prossimo".

Ucciso uno dei presunti componenti del commando

 La procura generale dell'Ecuador ha riferito della morte di una persona sospettata di aver partecipato all'omicidio di Fernando Villavicencio. "Un sospetto, risultato ferito al termine dello scontro a fuoco con il personale di sicurezza, è stato fermato" e trasportato a un comando di polizia di Quito. "Un'ambulanza dei vigili del fuoco ha confermato il decesso", si legge in un post della procura pubblicato sul proprio profilo Twitter. Al momento prosegue la nota, si contano anche nove feriti tra cui una candidata al parlamento e due agenti di polizia.

Arrestate sei persone, ferite nove

 Altre sei persone sono state arrestate. Nell'attentato contro il 59enne, politico e attivista, sono rimaste ferite altre nove persone, tra cui un'altra candidata e due poliziotti, stando a quanto riferito dalla procura. 

La rivendicazione dei Los Lobos

 L'organizzazione criminale "Los Lobos" ha rivendicato. In un video su Twitter la banda legata al cartello dei narcos di Jalisco, minaccia anche altri politici del Paese, tra cui Jan Topic, che corre per la presidenza. Il video mostra una ventina di uomini incappucciati: uno di loro legge una nota a nome dei leader del gruppo e avverte il popolo ecuadoregno che prenderanno misure forti contro i politici corrotti che non mantengono le promesse o usano milioni di dollari per finanziare le campagne elettorali.

Los Lobos minacciano altro candidato: "Jan Topic sarai il prossimo"

 Il gruppo criminale Los Lobos ha minacciato un altro candidato, Jan Topic. "Jan Topic se non manterrai le tue promesse, sarai il prossimo", ha detto nel video un membro dell'organizzazione, che ha parlato circondato da persone armate e con indosso passamontagna. I politici che "non mantengono le promesse fatte quando ricevono i nostri soldi, che sono milioni di dollari, per finanziare la loro campagna elettorale, saranno rimossi", ha aggiunto l'uomo, citando poi espressamente Topic. "Anche tu, Jan Topic, mantieni la parola. Se non manterrai le tue promesse, sarai il prossimo", ha affermato.

Dichiarato lo stato di emergenza

 Il presidente uscente dell'Ecuador, Guillermo Lasso, ha dichiarato lo stato di emergenza nel Paese in seguito all'assassinio del candidato alle elezioni presidenziali, Fernando Villavicencio. In un decreto si stabiliscono 60 giorni di stato di emergenza a livello nazionale e si prevede la mobilitazione delle Forze Armate su tutto il territorio nazionale e in un altro vengono dichiarati tre giorni di lutto nazionale. "Le Forze Armate in questo momento sono mobilitate in tutto il territorio nazionale per garantire la sicurezza dei cittadini, la tranquillità del Paese e le elezioni libere e democratiche del 20 agosto", ha detto il presidente uscente in un discorso trasmesso su YouTube.

Condanna unanime

 L'omicidio di Fernando Villavicencio, candidato della maggioranza di governo alle prossime presidenziali dell'Ecuador, ha scosso tutto l'arco politico del Paese. La condanna dell'attentato contro il 59enne giornalista e politico, delfino dell'attuale presidente Guillermo Lasso, è stata unanime anche da parte dei suoi avversari alla corsa alla presidenza. La favorita assoluta dei sondaggi, Luisa Gonzalez, candidata del partito dell'ex presidente Rafael Correa, ha manifestato la sua "indignazione" affermando che la morte di Villavicencio "è un lutto per tutti". Allo stesso modo il candidato del movimento indigenista Pachakutik, Yaku Perez, in corsa per il ballottaggio, ha manifestato il suo cordoglio e ha affermato che "l'Ecuador non merita nessun'altra morte". "E' il momento di unirci e recuperare la pace", ha detto. Il candidato indipendente di centrodestra, Otto Sonnenholzner, ha condannato l'attentato sostenendo che "il Paese è sfuggito di mano" al governo.

L'Ue: "Attacco alla democrazia"

 "L'Unione europea condanna con la massima fermezza l'assassinio del candidato presidenziale Fernando Villavicencio. Questo tragico atto di violenza è anche un attacco alle istituzioni e alla democrazia in Ecuador". Lo ha scritto in una nota l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, esprimendo solidarietà al governo e al popolo ecuadoriani, in
particolare alla famiglia di Villavicencio. "Gli autori e gli organizzatori di questo atroce crimine
devono essere assicurati alla giustizia" e "forti misure di protezione di tutti i candidati elettorali sono fondamentali per garantire un processo elettorale democratico e libero", ha evidenziato il capo della diplomazia Ue.
 

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Le elezioni del 20 agosto

 Le elezioni presidenziali si disputeranno il 20 agosto nel contesto di una grave crisi della sicurezza provocata dalla presenza sempre più forte dei cartelli della droga nel Paese. Lo stesso Villavicencio aveva denunciato nei giorni precedenti l'attentato di aver ricevuto minacce concrete da parte di un leader narco di nome José Adolfo Macías Villamar, alias "Fito". Il governo uscente del presidente Guillermo Lasso ha cercato fino ad oggi di gestire la grave situazione con un massiccio dispiegamento di militari e con misure straordinarie di ordine pubblico mirate su alcune province, ma senza risultati concreti.

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