"Graziato" con altri leader della Fratellanza musulmana. Gli era stata inflitta la pena capitale in seguito all'evasione da una prigione durante la rivoluzione del 2011
Un tribunale egiziano ha annullato la sentenza di condanna a morte per l'ex presidente Mohammed Morsi. Lo riporta Al Arabiya, spiegando che i giudici hanno accolto l'appello della difesa e ordinato di rifare il processo. Intanto la Cassazione del Cairo ha confermato la sentenza della Corte di Assise che il 12 ottobre del 2015 aveva rimesso in libertà i figli del deposto presidente Hosni Mubarak, Alaa e Gamal.
L'annullamento della pena capitale, oltre a Morsi, riguarda anche altri 22 leader dei Fratelli musulmani, come riferiscono i media egiziani: tra di loro c'è anche la guida suprema Mohammed Badie. La Corte di Cassazione ha dunque accolto l'appello presentato dalla difesa dello stesso Morsi e di altri leader della Fratellanza, ordinando di cancellare le condanne a morte e di detenzioni inflitte nel processo per evasione dalle carceri, in cui risultavano imputate 129 persone, tra cui 93 appartenenti al movimento palestinese Hamas, le milizie sciite libanesi Hezbollah, jihadisti e esponenti dei Fratelli Musulmani, secondo quanto riporta il quotidiano cairota al Youm7.
Le sentenze del gennaio 2015 - Nel gennaio 2015, un tribunale penale a Il Cairo aveva condannato a morte Morsi, Badie ed altri quattro esponenti del gruppo islamista e all'ergastolo altri 21 imputati.
L'ex presidente Morsi, deposto con il colpo di Stato militare del 3 luglio 2013, era stato condannato per il caso di evasione da una prigione durante la rivoluzione del 2011 che portò alla caduta di Hosni Mubarak.
In un altro processo celebrato nel giugno 2015, i giudici hanno convertito in ergastolo la pena capitale contro Morsi per il reato di spionaggio. L'accusa contro Morsi era di aver collaborato con Hamas, Hezbollah libanesi e pasdaran iraniani per compiere attentati.
La guida suprema Badie, imputato in oltre 40 processi, è già stato condannato all'ergastolo in altri tre casi e a morte in due. In aula diversi imputati hanno accolto la sentenza mostrando il "rabaa", le quattro dita della mano simbolo della violenta repressione della protesta contro la deposizione di Morsi avvenuta nel 2013.