La Corte d'Emergenza egiziana sta processando lo studente e attivista per aver pubblicato su internet un articolo sulla condizione dei cristiani coopti e per dieci post su Facebook considerati falsi
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Ennesimo rinvio per Patrick Zaki. Il processo allo studente dell'Università di Bologna è stato spostato al 27 settembre. Lo ha annunciato lo stesso attivista sul suo profilo twitter, dopo che in mattinata si è tenuta una nuova udienza a Mansura, in Egitto.
Rinviato al 27 settembre
— Patrickzaki (@patrickzaki1) June 21, 2022
Le dichiarazioni di Zaki - Pantaloni grigi, camicia bianca, giacca blu e i capelli raccolti in un codino, Zaki è apparso visibilmente contrariato all'uscita dall'aula. "Oggi hanno solo preso la mia carta d'identità, mi hanno fatto uscire, mi hanno detto di aspettare: sono stato là per due ore senza avere idea di cosa stesse succedendo - questo il suo racconto ai giornalisti davanti al Palazzo di Giustizia di Mansura - L'udienza è durata 15 secondi, poi mi hanno detto che è stata rinviata al 27 settembre. Non capisco perché mi impediscano di tornare in Italia. Voglio soltanto tornare a studiare. Questa tattica che stanno adottando con me sta rovinando la mia educazione".
Le parole di Amnesty International - Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Internation Italia, ha commentato così il rinvio della sentenza: "Erano 28 oggi, diventeranno 31 i mesi che Patrick sta trascorrendo privato della sua libertà, impossibilitato a muoversi, nelle mani di una magistratura arbitraria. Un periodo di tempo esorbitante, uno stillicidio, considerato che Patrick è accusato di un reato dal puro sapore orwelliano: "diffusione di notizie false", per aver soltanto scritto il vero. L'idea che Patrick trascorra tutta l'estate in questa condizione di libertà provvisoria è inaccettabile, dobbiamo fare qualcosa al più presto perché recuperi la sua piena libertà".
Scarcerazione e processo - Lo studente è stato in carcere 22 mesi, nel dicembre scorso è stato liberato ma il processo è ancora in corso e nel frattempo lui è bloccato al Cairo. Solo nel giugno scorso, dopo oltre un anno di detenzione cautelare, la magistratura ha rivelato il capo d’imputazione. Un articolo che Zaki, studente ma anche attivista per i diritti umani, ha pubblicato su un portale egiziano nel 2018 per denunciare le persecuzioni subite da alcune minoranze nel Paese. All'udienza erano presenti i rappresentanti di Italia, Ue, Usa e Spagna per monitorare il corretto svolgimento del processo. Seppur a piede libero, lo studente rischia cinque anni di carcere.
Voglia di Italia - "Continuiamo a chiedere giustizia e libertà" ha scritto intanto sui social network Rita Monticelli, coordinatrice del master a cui Zaki è iscritto a Bologna, e consigliera Pd. "Lo chiediamo dal 7 Febbraio 2020 e continuiamo a essere al tuo fianco, che tu possa al più presto tornare ai tuoi studi, a Bologna" ha concluso. L'obiettivo dell'attivista è quello di poter tornare in Italia per concludere i suoi studi universitari: “Cerco di essere ottimista ma non succede nulla. Ho bisogno di viaggiare, ora è la cosa più importante per me, qualunque sia la situazione. Ha aggiunto: “Se non torno in Italia avrò problemi con la laurea magistrale e gli studi. Il mio desiderio è di tornare, voglio riprendere i miei studi, la mia vita normale, voglio poter viaggiare e tornare quando voglio, come una persona normale”.