A "Pomeriggio Cinque News" l'uomo parla dell'aggressione nelle acque di Marsa Alam nel Mar Rosso
Domenica 29 dicembre Gianluca Di Gioia, romano di 48 anni, è stato aggredito e ucciso da uno squalo tigre nelle acque di Marsa Alam in Egitto. Con lui è rimasto ferito anche un altro italiano: Peppino Frappani, 69enne originario di Genivolta, in provincia di Cremona. L'uomo è attualmente ricoverato all'ospedale di Porto Ghalib, ma le sue condizioni non sembrano gravi. "Pomeriggio Cinque News" torna a occuparsi del caso con la testimonianza di Helmy Hashim, proprietario del diving "Viva Sub Divingcenter" che spiega: "Negli ultimi 20 anni in Egitto solo 15 attacchi".
In diretta a "Pomeriggio Cinque News" Helmy Hashim, proprietario del diving "Viva Sub Divingcenter" di Marsa Alam spiega: "Io non ero lì di persona, però conosco tanti amici e colleghi che erano presenti in questa località dove è successo l'incidente. Si trattava di una giornata molto tranquilla con condizioni di mare tranquille e due turisti sono scesi dal pontile per fare il bagno e vedere la barriera corallina con la maschera e le pinne". E prosegue: "A un certo punto si sono sentite delle urla e, fortunatamente, c'erano diversi bagnini e ragazzi di vari diving center che sono corsi ad aiutare i due signori e sono riusciti a estrarli, anche se uno dei due era già morto". "Noi sappiamo bene- aggiunge Hashim- che il Mar Rosso ha la spiaggia e la barriera corallina e per superare questa barriera la gente sale sul pontile che li porta oltre. Lo squalo tigre è uno squalo molto aggressivo ed è un predatore pericoloso, ovviamente lo si può trovare in diverse profondità". "L'attacco degli squali, soprattutto in Egitto, non è così frequente. Se noi guardiamo la lista degli attacchi negli ultimi 20 anni, vediamo che in America sono più di 1500, in Australia più di 800, mentre in Egitto circa 14 o 15. Non c'è una risposta sul perché lo squalo attacchi, il consiglio è quello di seguire le regole degli istruttori e dei bagnini ed evitare le acque profonde dove non c'è la barriera corallina", conclude il proprietario del diving.
"Il tigre non è vero che è una bestia così aggressiva, io l'ho incontrato tante volte in acqua. In Sudafrica lo chiamano "The gentleman" perché si fa addirittura accarezzare in certi casi, ma sta di fatto che in alcune parti del mondo, come nel Mar Rosso, sta diventando pericoloso", spiega il biologo Vincenzo Venuto. E precisa: "Ci sono delle ipotesi che potrebbero spiegare questo fenomeno. Una di queste è che si peschi troppo da quelle parti, per cui non ci sono più le prede per il grande predatore. L'essere umano è qualcosa di facile da raggiungere e facile da assaggiare, sono animali curiosi e un tocco di uno squalo di 3 metri può ucciderti". "Ci sono delle regole per entrare in acqua. Intanto non si fa mai il bagno al tramonto perché quelle sono le ore in cui i predatori si attivano, bisogna sempre usare maschere e pinne e non bisogna mai andare da soli. Quando si avvicina uno squalo, infine, la prima cosa da fare è guardarlo perché se un predatore si accorge che tu lo hai visto di solito se ne va", conclude Venuto.