La famiglia sotto shock dopo l'incontro: "E' depresso, non esce nemmeno dalla sua cella". L'appello al governo italiano perché intervenga al più presto
Zaki, l'Egitto respinge la richiesta di scarcerazione
Patrick Zaki ha incontrato la madre nella prigione di Tora, in Egitto, dove il giovane è detenuto da mesi. La donna ha riferito che il figlio le ha detto di essere "fisicamente e mentalmente esausto". Zaki ha poi aggiunto: "Non ne posso più di stare qui e mi deprimo. Sono qui, invece che con i miei amici a Bologna". L'incontro è avvenuto il 19 dicembre.
"Durante la visita - spiega la famiglia di Patrick - lui non era in sé del tutto, ma diverso da ogni altra volta e ci ha letteralmente spezzato il cuore. Le sue parole ci hanno lasciato in lacrime, incapaci di aiutare nostro figlio in questa straziante situazione. Inoltre siamo rimasti scioccati dal vedere che era depresso al punto che ha detto che raramente esce dalla sua cella, perché non riesce a capire perché si trova lì e non vuole affrontare il fatto di dover uscire per camminare per pochi metri fuori solo per essere rinchiuso di nuovo in una cella di pochi metri".
"Nostro figlio - prosegue la famiglia dello studente - è un innocente e brillante ricercatore e dovrebbe essere celebrato, non chiuso in cella. Dieci mesi fa stava frequentando il suo master e facendo piani, adesso il suo futuro è completamente vago. Non sappiamo quando potrà continuare a studiare, o lavorare, o tornare alla sua ricca vita sociale. Chiediamo che Patrick venga rilasciato subito, rivogliamo nostro figlio e la nostra vita".
L'appello di Amnesty Intenational non ha tardato ad arrivare. "Mi auguro - ha detto il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury - che all'interno del Governo italiano questo messaggio della famiglia di Patrick sia letto, circoli e produca una reazione immediata. Non possiamo perdere tempo. Il messaggio che arriva da Patrick è chiaro, bisogna reagire con la massima urgenza"