Marise George

Egitto, Zaki: sorella conferma, trasferito nel carcere di Mansura

Martedì in programma la terza udienza del processo: attesa per la sentenza, rischia fino a 5 anni di carcere

06 Dic 2021 - 16:57
Zaki, l'Egitto respinge la richiesta di scarcerazione

Zaki, l'Egitto respinge la richiesta di scarcerazione

Marise George, la sorella di Patrick George Zaki, ha confermato che il fratello è stato trasferito dal carcere cairota di Tora a uno di Mansura ma non è stata in grado di fornire altre indicazioni. "Sì, lo hanno trasferito, ma non sappiamo nient'altro", ha affermato Marise a richieste di precisazioni su data e motivo del trasferimento.

Nuova udienza del processo Martedì si terrà proprio a Mansura la terza udienza del processo a carico dello studente egiziano dell'università di Bologna sotto accusa per diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici e detenuto in carcere esattamente da 22 mesi.

Attesa per la sentenza Come preannunciato da una sua legale, l'udienza servirà al suo pool di avvocati per presentare una memoria difensiva. Secondo una rappresentante dell'Eipr, l'ong egiziana per la quale Patrick lavorava come ricercatore, il giudice monocratico della Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Zaki, oltre eventualmente a replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l'udienza o pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile. Il ricercatore e attivista rischia fino a cinque anni di carcere.

In aula anche diplomatici italiani Il 30enne è stato da poco trasferito dal carcere di Tora, dova ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura. In tribunale si recheranno, come in tutte le udienze, anche diplomatici italiani e, su richiesta dell'ambasciata italiana, anche di altri Paesi per monitorare il processo come prima avevano fatto per le sessioni di rinnovo della custodia cautelare.

La vicenda Patrick era stato arrestato il 7 febbraio del 2020 tornando in Egitto per una vacanza e i 19 mesi di custodia erano stati giustificati con accuse di propaganda sovversiva fatta attraverso dieci post su Facebook. Il rinvio a giudizio è avvenuto invece per "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" sulla base di tre articoli scritti da Zaki, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall'Isis e discriminati da frange della società musulmana.

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