L'Ue trema per l'ipotesi di un successo della destra Fpoe. Jean-Claude Juncker: non mi piacciono
Al via il secondo turno delle elezioni presidenziali più importanti degli ultimi settant'anni di storia politica austriaca, in cui si quantificherà la crescita degli ultra-nazionalisti che potrebbe portare addirittura a un cambio di governo. Dopo la vittoria nelle elezioni dello scorso 24 aprile, con il 35% dei voti, Norbert Hofer sembra il candidato favorito, confermando così l'ascesa del suo partito, l'euroscettico e l'ultranazionalista Fpo.
Secondo i sondaggi, il ballottaggio di oggi sarà particolarmente incerto perchè la gran parte dell'elettorato deciderà il suo voto all'ultimo momento. Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale i candidati non appartengono a nessuno dei due grandi partiti tradizionali, la socialdemocrazia e i conservatori.
L'Ue trema per l'ipotesi di un successo della destra Fpoe, che ha già provocato un terremoto interno dopo il primo turno con le dimissioni del cancelliere socialdemocratico Hans Werner Faymann (gli è succeduto Christian Kern).
Jean-Claude Juncker lo ha detto chiaro in un'intervista a Le Monde: "Non mi piacciono. Con i populisti di destra non è possibile nè un dibattito nè un dialogo". E la Sueddeutsche Zeitung è arrivata a paragonare in un editoriale l'importanza del voto di domani a Vienna a quello referendario britannico sulla Brexit: il titolo - "Quando si fa scuro" - gronda pessimismo.
Hofer, 45enne camaleontico che ama presentarsi come vicino alla gente, ha ribadito nel comizio di chiusura della campagna elettorale i punti del suo programma. "Un'Europa delle patrie", come la immaginava 50 anni fa Charles de Gaulle, "che deleghi a Bruxelles solo quello che gli Stati non possono fare da soli".