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Ultimo aggiornamento: 5 anni fa

"tracollo dei progressisti"

Brexit più vicina dopo il trionfo Tory | Johnson: "Usciremo dall'Ue entro gennaio senza se e senza ma"

I conservatori di Boris Johnson ottengono 365 seggi su 650 alla Camera dei Comuni. Tracollo per i progressisti. L'unica forza anti-Brexit vincente è quella secessionista in Scozia che chiede un nuovo referendum sull'indipendenza

13 Dic 2019 - 18:02
 © Afp

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Trionfo dei Tory di Johnson, che hanno conquistato la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni (365 seggi su 650), e tracollo del Labour dopo il voto in Gran Bretagna. Un risultato che pesa su Corbyn con la peggiore sconfitta dal 1935 per il Labour. L'unica forza anti-Brexit vincente è quella secessionista in Scozia, che vuole chiedere un nuovo referendum sull'indipendenza. Farage a bocca asciutta. "Brexit entro gennaio", assicura Johnson.


I conservatori britannici hanno ottenuto 365 seggi su 650 in Parlamento, secondo i risultati definitivi delle elezioni in Gran Bretagna, con una maggioranza di +80. Pesante sconfitta per il Labour che ne ha ottenuti solo 203, seppure un po' meglio dell'exit poll. Bene gli indipendentisti scozzesi del Snp con 48 seggi (+ 13 rispetto al 2017). Malino i LibDem: con 11 seggi ne perdono un rispetto alle elezioni precedenti. L'affluenza si e' attesta al 67,17%, meno 1,49% rispetto al voto del 2017.


Le dimissioni di Jeremy Corbyn da leader del Partito laburista saranno al massimo questione di alcune settimane. Lo ha lasciato intendere lui stesso, rispondendo a una domanda specifica. "Il comitato nazionale esecutivo si riunirà nel prossimo futuro e deciderà", ha detto Corbyn incalzato sui tempi dell'avvio delle procedure per l'elezione di un nuovo o di una nuova leader del Labour. "Sarà al principio dell'anno prossimo", ha puntualizzato.


La Scozia deve poter indire un nuovo referendum sull'autodeterminazione. "Boris Johnson avrà magari ricevuto un mandato per fare uscire l'Inghilterra dall'Unione Europea. Non ha assolutamente il mandato di fare uscire la Scozia dall'Unione Europea. La Scozia deve avere possibilità di scelta sul proprio futuro", ha dichiarato la leader dello Scottish National Party (SNP), Nicola Sturgeon, capo del governo scozzese. 


Il tempo per il negoziato sulla partnership col Regno Unito a disposizione "è una vera sfida, ci dobbiamo mettere al lavoro al più presto possibile, ma trarremo il massimo dal minimo per arrivare ad una relazione senza precedenti. Questa non è la fine di qualcosa, ma è l'inizio di eccellenti relazioni tra buoni vicini". Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.


La Brexit ha trionfato in Inghilterra, ma la Scozia "ha detto di nuovo no a Boris Johnson e alla Brexit" e ha chiarito che "desidera un futuro diverso da quello scelto dal resto del Regno Unito". Così Nicola Sturgeon, leader degli indipendentisti dell'Snp, primo partito scozzese, in un discorso a Edimburgo. "Il nostro messaggio ha avuto un enorme successo", ha detto Sturgeon, definendo il voto come "uno spartiacque".


"Mi sono congratulato con Boris Johnson per la sua chiara vittoria. Ci aspettiamo che il Parlamento britannico voti l'accordo al più presto. Siamo pronti ad iniziare la prossima fase". Così il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al termine dei lavori del summit.


Sulla Brexit "il Consiglio europeo ribadisce il suo impegno ad un ritiro ordinato sulla base dell'Accordo di recesso ed invita ad una ratifica puntuale, e ad una sua attuazione efficace". E' quanto si legge nelle conclusioni approvate dai 27 leader Ue. 


"Con questo mandato finalmente realizzeremo la Brexit". Lo ha detto il premier Boris Johnson parlando ai suoi sostenitori a Londra, invitando tutti a ripetere in coro lo slogan della sua campagna "Get Brexit done". "Metterò la parola fine a tutte le assurdità di questi tre anni e realizzerò la Brexit entro gennaio, senza se e senza ma", ha ribadito il primo ministro. "Abbiamo spezzato lo stallo, la miserabile minaccia di un secondo referendum è stata sventata", ha aggiunto.


Il premier britannico Boris Johnson è arrivato a Buckingham Palace per incontrare la Regina Elisabetta, che gli affiderà l'incarico.



Il Regno Unito si avvia a segnare un nuovo record nella sua storia sul numero di donne al Parlamento: 218 deputate, un terzo del totale. Il Labour si conferma il partito più al femminile con 104 elette, anche se in calo rispetto al 2017 quando furono 119. Tra i Tory sono invece 86 le deputate, in significativo aumento rispetto alle 67 del 2017.


"E' la più grande vittoria dagli Anni '80, quando molti di voi non erano neanche nati". Lo ha detto Johnson parlando ai suoi sostenitori a Londra. Secondo la Bbc, questo è il risultato migliore dei Tory dal 1987, dai tempi di Margaret Thatcher. "Adesso uniamo il Paese", ha detto ancora Johnson ringraziando anche coloro che hanno votato i conservatori "per la prima volta!".


Jo Swinson si è dimessa dalla guida del partito Liberal Democratico britannico, dopo aver perso nel suo collegio di East Dunbartonshire, in Scozia. Lo riferisce The Guardian. Una sconfitta per pochissimi voti, neppure 150, ma una batosta personale accompagnata da un risultato deludente del partito anti-Brexit in tutto il Paese.


Boris Johnson è a Downing Street da dove sta seguendo la conta finale dei voti. "Abbiamo provocato un terremoto e cambiato la mappa politica del Paese, dobbiamo cambiare il partito per essere all'altezza", ha detto il premier parlando con il suo staff in festa. "Ho ricevuto un mandato straordinario", ha sottolineato Johnson dichiarando di voler essere il primo ministro "di tutti". "Voglio guidare un governo della nazione", ha detto secondo la Bbc.


Poche ore dopo un primo tweet sull'esito delle elezioni, Trump è nuovamente tornato a congratularsi con Johnson su Twitter. Aggiungendo che "adesso Gran Bretagna e Usa sono liberi di mettere a punto un grande nuovo accordo commerciale dopo la Brexit. Questo accordo ha il potenziale per essere il più redditizio di qualsiasi accordo mai siglato con l'Ue".


Il partito conservatore si è assicurato la maggioranza nella Camera dei Comuni. Con tutti i seggi ormai assegnati, i Tory di Boris Johnson ne hanno ottenuti 345 su 650, ben oltre la soglia dei 326 necessari per governare senza necessità di alleanze con altri partiti.


Boris Johnson è stato rieletto deputato nel collegio di Uxbridge, sia pure con un margine limitato di 7mila voti. Nel suo discorso di proclamazioni ha ribadito l'impegno per la Brexit e per "unificare il
Paese". Il premier Tory ha ringraziato "il popolo" per il risultato, e ha rilanciato le sue promesse elettorali su investimenti nella sanità e in altri settori. L'obiettivo è non solo realizzare la Brexit ma "cambiare il
Paese per il meglio".


Pur ammettendo che quello alle elezioni è stato un risultato "molto deludente" il leader del Labour Jeremy Corbyn non ha annuncia le dimissioni immediate. Rieletto deputato per la decima volta nel collegio londinese di Islington Nord, ha invece annunciato che non guiderà piu' il partito "in un'altra elezione", ma che resta in Parlamento e per il momento si propone di "guidare il Labour in una fase di riflessione" sull'esito del voto, in vista di una prevedibile rinnovamento dei vertici.


Anche un altro bastione laburista, il collegio di Workington, cade nel voto britannico: storicamente rosso ma in maggioranza pro Brexit, era stato perso dal Labour una sola volta nella storia, nel 1976. Questa volta il candidato Tory Mark Jenkinson ha scalzato la deputata laburista, Sue Hayman.


"Siamo pronti per i prossimi passi sulla Brexit". Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel commentando il voto in Gb. "Siamo uniti per portare avanti una cooperazione stretta con il Regno Unito", ha affermato Michel. "Dobbiamo aspettare il risultato definitivo e poi ci congratuleremo con il vincitore delle elezioni", ha aggiunto il presidente della Commissione Ue von der Leyen.


E' guerra civile aperta all'interno del Labour britannico, dopo il tracollo elettorale annunciato dall'exit poll elettorale, premessa di una resa dei conti senza quartiere di un nuovo leader in attesa delle dimissioni di Jeremy Corbyn che tutti considerano scontate e imminenti. Gli oppositori interni di Corbyn, maggioritari nel gruppo parlamentare ma minoritari nella base degli iscritti negli ultimi anni, sparano a zero sul compagno Jeremy, e sull'intera sinistra interna, attribuendo loro la responsabilità esclusiva della sconfitta. A John McDonnell, braccio destro di Corbyn, che definendo il risultato "estremamente deludente" l'aveva spiegato con la volontà degli elettori di vedere alla fine rotta l'incertezza sulla Brexit, replicano veterani dell'ala moderata del Labour schierati su posizioni pro Remain radicali come Ben Bradshaw e Margaret Hodge. Bradshaw definisce "spazzatura" questa spiegazione, mentre Hodge - in prima fila contro "l'estremismo" e le ambiguità sull'antisemitismo imputati dai detrattori a Jeremy - accusa: "è tutta colpa di Corbyn". Da sinistra invece si invoca un leader giovane, e magari donna, ma comunque radicale e non il ritorno all'eredità liberal - impopolare in larghi strati della base militante - di Tony Blair. Caroline Flint, infine, laburista centrista pro Brexit, denuncia le colpe "sia dei corbynisti, sia dei pro Remain ultrà" del partito, inclusi gli ex blairiani, che hanno spinto il leader a sposare il secondo referendum alienandosi masse di elettori in vari collegi storicamente rossi, ma in maggioranza euroscettici, dell'Inghilterra del centro-nord.


E' la Scozia l'altra faccia della luna del trionfo Tory alle elezioni britanniche. Nel territorio del Nord, gli indipendentisti dello Snp di Nicola Sturgeon, decisi a chiedere una rivincita referendaria anche e soprattutto sulla secessione da Londra come risposta alla Brexit, fanno il pieno, spazzando via tutti i partiti nazionali e quasi azzerando l'avanzata del 2017 degli stessi conservatori. Il dato indica lo Scottish National Party a quota 55 seggi su 59 disponibili, a un soffio dal record storico delle elezioni del 2015 e in netto recupero rispetto ai 35 di due anni fa. Il partito della Sturgeon è inoltre l'unica formazione anti-Brexit ad avanzare.


Prima breccia nel muro rosso del Nord dell'Inghilterra.Stando ai primi risultati ufficiali delle elezioni britanniche, i conservatori hanno conquistato il collegio Blyth Valley, in mano ai laburisti dal 1950. Secondo quanto riportato dalla Bbc, il partito laburista si conferma invece nei collegi di Newcastle e Sunderland.


Nigel Farage non considera una sconfitta il risultato negativo - peraltro previsto dai sondaggi - del suo Brexit Party alle elezioni politiche britanniche. Il partito è rimasto al palo, con zero seggi secondo l'exit poll, di fatto riassorbito dal partito conservatore di Boris Johnson dopo il trionfo nel voto (proporzionale) delle Europee di maggio. Ma secondo Farage, intervistato a caldo dalla Bbc, ha comunque contribuito a favorire il successo Tory e a evitare lo spettro di un Parlamento senza maggioranza (hung Parliament): sia non presentando candidati in oltre 300 collegi già controllati dai conservatori, sia togliendo voti ai laburisti di Jeremy Corbyn in diverse circoscrizioni del cosiddetto "muro rosso" dell'Inghilterra centro-settentrionale e del Galles, tradizionalmente di sinistra, ma in maggioranza pro Brexit e contrarie a un secondo referendum.


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E' gia' iniziato il processo a Jeremy Corbyn per la disfatta del Labour. La Bbc nota che si tratta del peggiore risultato per il partito dal 1935 e il politologo Michael Thrasher afferma che Corbyn sarà ricordato tra "i peggiori leader laburisti della storia". Il cancelliere dello Scacchiere ombra, John McDonnell, braccio destro del capo politico, rinvia da parte sua le decisioni su eventuali dimissioni ai risultati ufficiali. Ma ammette che il voto "è stato dominato dalla Brexit".


Sterlina in immediato rialzo su dollaro ed euro dopo il netto exit poll sul trionfo dei Tory di Johnson. Risultato che mette fine alle incertezze sulla Brexit e allontana l'ombra del Labour a trazione socialista di Jeremy Corbyn, temuto dai mercati e nel mondo del grande business per il suo programma radicale in politica economica e sociale. La divisa britannica guadagna l'1,85% sul dollaro e l'1.09 sull'euro.


Il risultato laburista segnalato dagli exit poll (191 seggi), se confermato, è da considerarsi un tracollo per il partito guidato da Jeremy Corbyn. Deludenti anche i numeri  attribuiti ai Lib-Dem, che otterrebbero soltanto 13 seggi. Da questi dati la nuova formazione guidata da Nigel Farage, il Brexit Party, non registra alcun seggio.


Secondo il primo exit poll diffuso dalla Bbc il partito conservatore del premier Boris Johnson centra la maggioranza assoluta con 368 seggi. I laburisti sono invece a quota 191, mentre lo Scottish National Party raggiunge i 55 seggi.


Regno Unito ha un sistema maggioritario relativo. Nel parlamento entra solo il candidato che ottiene il maggior numero di voti nella propria circoscrizione elettorale, i voti del candidato perdente cadono nel vuoto. Questo ovviamente favorisce i due partiti maggiori, ossia i conservatori e i laburisti, e in passato ha creato equilibri chiari in quanto a rapporti fra maggioranza e minoranza parlamentare (anche se, in realtà, in tempi recenti si è verificata più spesso la situazione dell'hung parliament). Delle 650 circoscrizioni elettorali presenti in Gran Bretagna, 533 si trovano in Inghilterra, 59 in Scozia, 40 nel Galles e 17 in Irlanda del Nord.


Centinaia di elettori gallesi, la maggior parte dei quali studenti, non hanno potuto votare nelle elezioni politiche britanniche per un errore di registrazione: lo hanno reso noto le autorità di Cardiff. Secondo quanto riporta la Bbc, all'atto dell'iscrizione nei registri circa 200 elettori hanno fornito un indirizzo incompleto, e le autorità non sono riusciti a contattarli prima del voto.
 

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