La roccaforte irachena del Califfato appare circondata a Ovest, Est e Sud. Ottimista sulla liberazione della città anche il ministro degli Esteri Gentiloni
L'ingresso delle truppe irachene a Mosul "è imminente". Lo riferiscono due alti ufficiali di stanza a Bazwaia, a tre chilometri dalla roccaforte dell'Isis in Iraq. La coalizione, che ha effettuato massicci bombardamenti aerei per colpire le postazioni dell'artiglieria jihadista, si prepara a supportare l'attacco della fanteria. Ottimista sulla riuscita dell'operazione il ministro degli Esteri Gentiloni, che si interroga però sul futuro della città.
Mosul è circondata Da Ovest, i miliziani sciiti muoveranno verso Tal Afar, la principale roccaforte dell'Isis a occidente di Mosul. A Est di Mosul, intanto, le truppe curde peshmerga avanzano nella zona di Bashiqa, dopo la conquista del villaggio di al Fadiliya e l'occupazione di Khur Sibad, al Nuran, Bariman e Omar Qabashi.
Lungo la direttrice Sud di Mosul, infine, attualmente tutta zona di competenza dell'esercito iracheno, si prosegue verso la cittadina di Hammam al Alil, dove l'esercito anti-Isis procede con cautela a causa di mine, autobombe e cecchini.
Ottimista il ministro Gentiloni "Certamente, alla fine, riusciremo a liberare Mosul, ma il difficile verrà dopo". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, commentando la situazione in Iraq a margine della riunione di Marsiglia del 5+5. Gentiloni, che a Roma incontrerà l'inviato speciale del presidente americano Obama per la coalizione anti-Isis, Brett McGurk, ha aggiunto che su Mosul "non si tratterà di una partita facile". "Alla fine riusciremo a liberarla - ha continuato - ma anche dopo esserci riusciti, e ci vorrà del tempo, comincerà una fase ancora più difficile. Il dopo sarà più complicato della fase di liberazione".
Il nuovo allarme dell'Onu: civili come scudi umani Decine di migliaia di civili, tra donne, uomini e bambini, sono stati catturati dai miliziani dell'Isis attorno a Mosul per essere condotti nella città irachena. Lo denuncia la portavoce dell'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, Ravina Shamandasani. Molti dei prigionieri sono stati giustiziati o usati come scudi umani mentre prosegue l'offensiva delle forze irachene per riconquistare la roccaforte jihadista.