Il day after di Beirut, la città devastata dopo le esplosioni
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Mercoledì un cane da fiuto ha individuato segni di vita sotto le macerie e gli scanner termici hanno confermato la presenza di battiti cardiaci
Un mese dopo la terrificante esplosione che ha distrutto il porto di Beirut, uccidendo 190 persone e ferendone migliaia, si cerca ancora sotto le macerie alla ricerca di sopravvissuti. Mercoledì sera un cane da soccorso portato in Libano da volontari cileni ha fiutato segni di vita tra le rovine e gli scanner termici hanno confermato la presenza di battiti cardiaci, pur molto deboli.
Le ricerche sono state interrotte giovedì notte per volontà dell'esercito libanese: troppo alto il rischio di crollo di una parete danneggiata dall'esplosione ma rimasta ancora in piedi. Le proteste dei residenti hanno fatto sì che le operazioni riprendessero dopo poche ore, anche con l'aiuto di due gru per rimuovere le macerie più grosse, tra cui un ponte di ferro e una grossa pietra, come riferisce l'emittente locale Mtv. Dall'alba i soccorritori scavano a mano. Sempre secondo Mtv i battiti e il respiro sono stati rilevati anche questa mattina, anche se più debolmente.
Il 4 agosto due forti esplosioni causate da un deposito di nitrato di ammonio incustodito dal 2013 avevano raso al suolo tutta la zona del porto della capitale libanese. La tragedia ha fiaccato una popolazione già in ginocchio per la crisi economica e l'emergenza sanitaria da Coronavirus. Una settimana dopo, le proteste di piazza hanno costretto alle dimissioni l'intero governo guidato dal premier Hassan Diab.
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