Libano, due potenti esplosioni devastano il porto di Beirut
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Nel magazzino nella zona del porto erano stipate 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio sequestrate su un mercantile nel 2014
I sacchi di nitrato d'ammonio all'interno del magazzino poi esploso © Tgcom24
Sono diverse le ipotesi formulate nelle ultime ore sulle due violente esplosioni avvenute a Beirut. Quel che sembra certo è che ad esplodere siano state 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio sequestrate su un mercantile nel 2014 e stipate in un magazzino del porto. Se da una parte c'è chi parla di un incidente, dall'altra c'è chi non esclude si possa essere trattato di un attentato o addirittura di un modo per distrarre la popolazione dall'imminente verdetto per l'omicidio dell'ex primo ministro Rafiq Hariri.
Ipotesi attentato (secondo Trump) - Il primo a parlare dell'ipotesi attentato è stato Donald Trump. A poche ore dalle esplosioni, il presidente Usa ha espresso la propria vicinanza e offerto assistenza al Libano, parlando di un "terribile attacco". Il tycoon è stato però smentito da fonti della Difesa americana che hanno dichiarato che, al momento, "non ci sono indicazioni sul fatto che possa essersi trattato di un attentato". In un Paese dilaniato dalla crisi economica e dalle rivalità interne, l'ipotesi resta comunque sul piatto.
Spunta la guerra tra fazioni di Hezbollah - Per alcuni non sarebbe da escludere, infatti, che la tragedia sia stata architettata da Hezbollah per destabilizzare il Libano. Per altri, invece, potrebbe essersi trattato di un attacco venuto dall'esterno contro un deposito di armi proprio di Hezbollah e dei suoi alleati iraniani. In questo caso, la responsabilità viene attribuita a Israele o i Paesi del Golfo. Dal canto suo, lo Stato guidato da Benjamin Netanyahu crede all'ipotesi incidente.
Destabilizzare il Paese in vista del verdetto sull'uccisione di Hariri? - Altra ipotesi in campo è quella secondo cui si sia trattato di una mossa per distogliere l'attenzione dall'imminente verdetto dell'Onu sull'omicidio dell'ex primo ministro libanese Rafiq Hariri, ucciso il 14 febbraio 2005 da un'autobomba insieme ad altre 22 persone. Per il delitto il dito venne subito puntato contro Hezbollah, alleato con il regime siriano di Assad e sostenuto dall'Iran. In questo caso, quindi, la responsabilità viene attribuita alla Siria e al movimento sciita di Hassan Nasrallah, alleato di Assad alla cui influenza Hariri voleva sottrarre il Libano.
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