L'ex vicepresidente del Pe, coinvolta nell'inchiesta Qatargate, era stata arrestata il 9 dicembre ed è stata rilasciata il 25 maggio
Eva Kaili, coinvolta nell'inchiesta belga sul Qatargate, ha fatto causa al Parlamento Ue "per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull'esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue". Lo annunciano i legali dell'ex vicepresidente del Parlamento europeo. Arrestata il 9 dicembre, Kaili è stata rilasciata il 25 maggio con condizioni dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi.
Il team legale dell'eurodeputata, precisano i difensori Michalis Dimitrakopoulos e Sven Mary, ha deciso di procedere con un ricorso interno alla commissione Legale del Parlamento europeo affinché si apra un procedimento per chiarire se e in quali termini la sua immunità sia stata violata durante l'indagine sul Qatargate. La pubblicazione delle notizie sul monitoraggio da parte dei servizi segreti dell'attività degli eurodeputati ha suscitato "notevole interesse", evidenziano i legali, aggiungendo che "la triste realtà" sembra essere "che a Bruxelles, capitale d'Europa, si siano installati i conflitti geopolitici del Golfo Persico, del Nord Africa, della Penisola Arabica, di cui oggi è vittima la signora Eva Kaili, domani i giudici e i pubblici ministeri, dopodomani chi?".