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Rinviata di un anno a causa della pandemia Covid e inaugurata il primo ottobre 2021, l'Expo sarà visitabile fino al 31 marzo 2022
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"Connecting Minds, Creating the Future". Lo slogan di Expo 2020 Dubai è anche il mantra che da sempre anima l'umanità della Penisola arabica, autentico crocevia di popoli e culture. La connessione tra gruppi e individui diversi e lo scambio di conoscenze, oltre che di merci, è sempre stato uno dei segreti del "successo" del Golfo Persico e in particolare di Dubai, grande porto e ombelico del mondo, ponte e punto convergente tra Oriente, Medio Oriente e Occidente. Rinviata di un anno a causa della pandemia Covid e inaugurata il primo ottobre 2021, l'Expo sarà visitabile fino al 31 marzo 2022. Per un grande spettacolo era però necessario un grande palcoscenico, che gli Emirati Arabi Uniti hanno costruito in un'area di 438 ettari a Jebel Ali, una zona equidistante tra gli aeroporti di Dubai e Abu Dhabi, a due passi dal deserto. E costellata di padiglioni che fin dall'architettura esprimono il carattere dei 192 Paesi che hanno aderito al più importante evento del mondo dopo il "black out" della pandemia.
Dal Padiglione Italia a quello degli Emirati padroni di casa, le sorprese e le invenzioni si rincorrono in un presente avveniristico che sembra correre costantemente al galoppo. Tutto sembra urlare: il futuro è adesso, letteralmente. Ma all'interno dell'Esposizione e, in particolare, del Padiglione Italia "non c'è nulla di futuribile, di inventato: è tutto attuale", afferma Paolo Glisenti, Commissario Generale dell'Italia a Expo 2020 Dubai, che ci fa personalmente da Anfitrione. E prosegue: "Consideriamo Expo un evento di comunicazione, di incontro con milioni di visitatori, e il messaggio che vogliamo dare è che l'innovazione che produce l'Italia, da secoli e nei prossimi anni, produce bellezza". Quella rappresentata dal Padiglione Italia è un Paese "in perenne navigazione verso il futuro, che porta a Dubai un modello di multidisciplinarietà, multisettorialità e innovazione legato alla creatività. La creatività italiana ingloba, assorbe e connette i vari elementi innovativi della scienza, della tecnologia e dei materiali, in modo che il Padiglione possa far capire come la sostenibilità e l'innovazione possano essere realizzate solo in Italia in maniera bella e creativa, in modo che sia un prodotto di moda, attrazione e gusto".
Le considerazioni di Glisenti vanno oltre quella che potrebbe sembrare un'analisi squisitamente patriottica, perché il Padiglione Italia ha davvero convinto e sta continuando a convincere tutti. A partire dall'edificio, progettato da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M Ingegneria e alla cui realizzazione hanno contribuito 70 partner istituzionali, oltre 50 imprese sponsor, 15 Regioni e 30 Università in un percorso espositivo curato dal direttore artistico Davide Rampello.
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La struttura sembra una visione: tre scafi di navi "approdati" a Dubai, poi capovolti per diventare il tetto del padiglione e che, al termine di Expo, potrebbero salpare verso nuove destinazioni. Ma la vera "star", come ha scritto il quotidiano emiratino "The National", è la scultura di un artista dal nome roboante, che in tutto il mondo è sinonimo di arte, Rinascimento e, di conseguenza, Italia: Michelangelo e il suo David. A Expo Dubai 2020 si può ammirare la più sofisticata e fedele riproduzione in scala reale mai realizzata: 6,72 metri (piedistallo compreso), prodotta in resina e stampata in 3D. Con un "accorgimento" calibrato sulla sensibilità emiratina e sul rispetto dell'opera d'arte: il David non è stato coperto nella nudità, ma appare "inscatolato" in una sorta di tromba di colonne classiche. Al piano superiore si può ammirare il volto del capolavoro rinascimentale all'interno del Teatro della Memoria, una sala "vestita" della luce dei mosaici in foglia d'oro e vetri di Murano realizzati da Sicis che adornano le pareti ispirandosi ai tesori del Mausoleo di Galla Placidia e della Cappella Palatina di Palermo. L'eccellenza italiana si respira e si ammira in ogni angolo, anche il più insospettabile. Anche negli occhi del David, ad esempio: la riproduzione in scala reale consente di cogliere un dettaglio sconosciuto ai più, e cioè le pupille a forma di cuore, proprio come nell'originale michelangiolesco. Un dettaglio che restituisce un significato ulteriore ai versi che lo stesso Michelangelo, poeta sublime oltre che scultore insuperabile, scrisse un giorno particolarmente malinconico, sulle sponde dell'Arno fiorentino.
"Se nel volto per gli occhi il cor si vede,
altro segno non ho più manifesto
della mia fiamma (...)".
Tornando a noi, per finire di ammirare il David bisogna scendere al piano inferiore, "fuori" dal percorso principale del Padiglione. Qui la nudità della statua è senza censure, intatta, purista. Le parti intime sono posizionate in corrispondenza della soletta fra il piano terra e il primo piano, quindi per ammirare il David nella sua interezza è necessario esporsi e guardare attraverso delle piccole asole di vetro. L'effetto complessivo risulta così una sorta di vedo-non vedo, un compromesso per non creare imbarazzi e rispettare le richieste delle autorità locali. Dulcis in fundo a Expo 2020 Dubai, tramite il Padiglione Italia, è stata lanciata la Scuola di Alta formazione per il restauro e il recupero delle opere d'arte danneggiate in zone di guerra. L'esempio del David è dunque importante perché dimostra come realizzare una riproduzione sul modello originale.
Il Padiglione Italia celebra però anche altre eccellenze del Made in Italy, a partire dal caffè. Lavazza, partner ufficiale e platinum sponsor del Padiglione, punta tutto sull'ecosostenibilità, portando avanti l'ideale "green" del suo fondatore Luigi Lavazza ("In un mondo che distrugge i beni della natura io non ci sto") con il motto "Blend for Better".
Il percorso parte da un grande muro a secco sormontato da verdi e familiari piante mediterranee, massime espressioni dell'italianità. Non esistono vere e proprie pareti, ma strutture multimediali a tenda che rimandano al blasone marinaro del nostro Paese, composte da oltre 70 chilometri di corde nautiche provviste di LED e prodotte in plastica riciclata usando l'equivalente di quasi due milioni di bottigliette. L'intero edificio utilizza un avanzato sistema di mitigazione del clima che sfrutta l'incanalamento delle correnti, alternativo all'aria condizionata. L'idea che sottende all'intera struttura è, ancora una volta, quella della sostenibilità ambientale: oltre 3.500 metri quadri costruiti a partire da nuovi materiali - dalle alghe ai fondi di caffè, dalle bucce d'arancia alla sabbia - con il dichiarato intento di suggerire alternative strategie progettuali a livello internazionale. Scortati da Glisenti, raggiungiamo dei laghetti popolati da alghe spiruline, coltivate da un'azienda italiana in Sardegna. La loro specialità è assorbire l'anidride carbonica e ri-ossigenare l'aria. E' il più grande climatizzatore naturale che si possa immaginare: ogni tonnellata di alga spirulina ripulisce una tonnellata e mezzo d'aria. In questo il rispetto per l'ambiente si sposa con il "Connecting Minds" dell'Expo 2020, come ha ben spiegato Glisenti. Ecco perché a muovere l'intera macchina del Padiglione concorrono 8.700 volontari di 70 lingue diverse, scelti nelle Università italiane tramite un algoritmo e impiegati come tirocinanti per consentire loro di accumulare crediti formativi. C'è poi l'orto giardino con 190 piante italiane selezionate dal CNR. "La biodiversità italiana è la più alta al mondo, come lo è la capacità delle nostre piante di sopravvivere a condizioni estreme", sottolinea Glisenti. I dati ambientali vengono inviati al CNR e rimandati con integrazioni per correggere i vari parametri (acqua, minerali, ecc.). Tramite tale metodologia, "si dimostra che si può coltivare anche in ambienti desertici". Non è un caso, insomma, che il Padiglione Italia sia stato premiato come miglior progetto imprenditoriale dell'anno ai prestigiosi Construction Innovation Awards negli Emirati Arabi Uniti.
Si diceva che il tema di Expo 2020 Dubai è "Connettere le menti, creare il futuro". Un tema articolato in tre sottotemi - Opportunità, Mobilità e Sostenibilità - che danno vita e nome ai distretti tematici che partono significativamente dallo spazio centrale, chiamato "Al Wasl", vale a dire "connessione". Oltre a questo, ogni sottotema caratterizza poi un padiglione specifico firmato da archistar internazionali: "Missione Possibile" è il nome del padiglione delle opportunità, "Alif" (la prima lettera dell'alfabeto arabo) è il nome di quello della mobilità e "Terra" quello del padiglione della sostenibilità, di cui fa parte anche il Padiglione Italia. E proprio il "distretto" Sostenibilità - una foresta di "alberi solari" fotovoltaici che condensano l'acqua e che sembrano appena usciti da un episodio di Star Trek - è il primo che si incontra dopo l'accesso in Expo attraverso la grande e altissima struttura "a gabbia" posta all'inizio del percorso. Non è solo scena: i quasi cinquemila pannelli solari riescono a generare 4GWh di energia alternativa all'anno, e cioè l'elettricità necessaria per caricare più di 900mila telefoni cellulari. Poi c'è Al Wasl, il "cuore pulsante" di Expo 2020. La grande cupola a Led sorge proprio al centro del sito espositivo, fungendo da punto di transito ma anche di osservazione. Proprio come Dubai stessa, si trova al centro di tutto il traffico umano e di idee, esprimendo questa sua trasversalità anche attraverso la forma. Richiama infatti le architetture arabe del passato, ma è al contempo uno straordinario esempio di tecnologia. Appena cala il sole, a conclusione della giornata del visitatore, i Led diventano schermi enormi per strabilianti proiezioni colorate e video. Il progetto è dello studio americano Adrian Smith + Gordon Gill.
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Tra i padiglioni dei singoli Paesi, il più audace non poteva che appartenere ai padroni di casa, gli Emirati Arabi Uniti. Già nel trailer dell'Expo era evidente l'ambizione di riprodurre un falco, animale simbolo del Paese, che atterra nel centro del mondo e ripiega le ali sopra la testa. La firma di Calatrava, autore anche del padiglione del Qatar, è ben riconoscibile. Il padiglione è vivo e si apre e si chiude a seconda dei momenti della giornata. Le 28 ali in fibra di carbonio sono pannelli solari che fanno fronte ai bisogni energetici della struttura, riparandola dal sole durante il giorno e dispiegandosi al tramonto.
C'è tempo fino al 31 marzo 2022 per partecipare a Expo 2020 Dubai. Il termine non è casuale: "partecipare", e non semplicemente "assistere", perché si ha l'occasione di entrare in una dimensione inedita, che offre un'immagine inedita di Dubai, degli Emirati e dell'intero mondo arabo, come forse mai era stata svelata al mondo prima d'ora. Expo 2020 Dubai è un viaggio, un'opportunità, un'esperienza di vita. E mette al centro i temi più urgenti del nostro tempo, dal clima alla tolleranza.