All'anagrafe si sono rifiutati di cambiare il nome. "Dicono che è troppo presto e che bisogna aspettare. Noi lotteremo", spiega il padre di Lilie
© ansa
Uno dei loro figli era depresso, diceva di voler morire. I genitori non capivano cos'avesse. Poi, finalmente, lo scorso febbraio, il ragazzo ha ammesso che quel malessere era dovuto al sentirsi bambina prigioniera nel corpo di un bambino. E' la storia di Baptiste, 8 anni, che oggi si chiama Lilie. La famiglia, che vive ad Aubignan, nel Sud della Francia, sta aiutando la piccola transgender a combattere la sua battaglia. Un successo è già arrivato: a scuola, dove frequenta la terza elementare, ha ottenuto il diritto di cambiare nome.
"All'inizio nell'amministrazione scolastica non ne erano convinti. Si chiedevano se Lilie fosse cosciente di tutto questo o se, invece, non fosse stata convinta da noi e fosse suggestionata", spiega il padre di Lilie a La Stampa. Uno psicologo ha seguito la bambina per alcuni giorni in aula e alla fine l'ufficio scolastico regionale ha accettato.
Lili ha deciso di far crescere i boccoli biondi e di farsi il buco ai lobi, la depressione è passata e sta bene. A chi si chiede se sia troppo presto per avere una coscienza sessuale, il padre risponde: "Anche noi ci siamo fatti tante domande e siamo andati a consultare delle associazioni Lgbt qui in zona. Ci hanno spiegato che a quell'età la coscienza esiste eccome da quel punto di vista. E poi io mi sono detto: a 8 anni lo sapevo benissimo che ero un maschio”.
In famiglia - composta da mamma, papà e altri due bambini (il gemello di Lilie e una sorellina più grande) - la novità è stata accolta con naturalezza, così come nel paesino in cui abita la piccola. All'anagrafe, però, si sono rifiutati di cambiare il nome. "Dicono che è troppo presto e che bisogna aspettare. Noi lotteremo", aggiunge il padre.