Su quasi 300 studentesse che si sono presentate indossando la veste islamica vietata nelle scuole del Paese, molte hanno però accettato di cambiarsi
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In Francia entra in vigore il divieto per le alunne di indossare l'abaya, un lungo camice tipico della religione islamica che copre il corpo dalle spalle ai piedi. Il primo giorno di scuola 298 ragazze si sono presentate con la tunica. Molte hanno deciso di cambiarsi i vestiti, ma 67 di loro si sono rifiutate e sono tornate a casa. Il presidente francese Emmanuel Macron spiega la nuova stretta del governo nei confronti della comunità islamica: "La scuola è laica e non c'è posto per i segni religiosi".
Come ha reso noto il ministro dell'istruzione Gabriel Attal, la maggior parte delle ragazze ha deciso di non indossare la tunica, mentre una minoranza di loro, soprattutto alunne più grandi frequentanti la scuola secondaria, hanno deciso di opporsi e difendere i valori della loro religione. Attal però confida che il nuovo divieto venga presto accettato da tutti: "Nei prossimi giorni dovranno tornare perché devono andare a scuola e allora vedremo se avranno rispettato il nuovo regolamento, altrimenti continueremo il dialogo con loro". Secondo il ministro, il valore della laicità "non sarebbe una costrizione", ma con l'abaya, o la sua versione maschile, non sarà comunque consentito entrare in classe. Si attende nei prossimi giorni la pronuncia del Consiglio di Stato riguardo al nuovo divieto dopo che l'associazione per i diritti dei musulmani ha presentato ricorso, considerando anche i tempi record in cui è stato introdotto il provvedimento.
Già dal 2004 sono vietati nelle scuole francesi simboli religiosi come croci, kippah ebraiche o foulard islamici, al fine di rendere laici i luoghi di istruzione. Nel 2010 è stata invece introdotto il divieto del burqa, il velo che copre completamente il viso, per motivi di sicurezza nazionale. L'ultimo provvedimento ha però scatenato un acceso dibattito politico sulle possibili discriminazione nei confronti della minoranza musulmana del Paese, che resta il più "islamizzato" d'Europa. Secondo il portavoce del governo Olivier Véran, "indossare l'abaya sarebbe un attacco politico e un tentativo di far convertire all'Islam". A rappresentare il pensiero della sinistra radicale, invece, la deputata Clémentine Autain, ha criticato la nuova "polizia dei vestiti", definendo il divieto come "un rifiuto ossessivo dei musulmani, una guerra di religione". Una decisione resa ancora più significativa dopo la legge di Macron contro il separatismo islamico del 2020, da lui stesso motivata dalla non conformità tra l'islam radicale e i valori laici della Repubblica.